VENERDI 14 ottobre, ore 20:45 in relazione al tema dell’anno pastorale “Vieni e Vedi” Lucia Melchiori ci ha regalato la sua testimonianza dal titolo: “Nigeria: nel terrore e nella paura c’è speranza. La Chiesa e l’esperienza di una scuola di Lagos”.
Verona non ha nemmeno 260.000 abitanti. Lagos, Nigeria ne ha oltre 20 milioni.
A Verona i bambini vanno tutti a scuola in classi che vengono considerate numerose se raggiungono i 30 alunni. A Lagos ci sono classi di oltre 100 alunni e bambini venduti dalle famiglie come servi per farli almeno studiare.
A Verona ci sono sistemi fognari e se si sta male si va all’ospedale, gratis. A Lagos le fogne sono a cielo aperto e si paga per farsi curare qualsiasi cosa.
Se molti giovani Nigeriani vengono in Italia ci sarà pure un perché!
Lucia Melchiori, professoressa di storia e filosofia in pensione, ha fatto i percorso inverso. Non lo ha fatto per un disegno salvifico o per un programma preparato da tempo. Semplicemente, lei che dell’Africa conosceva solo la passione di San Daniele Comboni per aver illustrato una mostra sulla sua vita, ha risposto ad una domanda di persona, con responsabilità, pur timorosa comunque di Boko Aram (ma le hanno detto che è al nord, mentre il sud della Nigeria è tranquillo); pur timorosa degli animali (ma le hanno detto che in città non ci sono coccodrilli); pur preoccupata per la lingua, un misto di inglese e portoghese con aggiunta di dialetti locali (ma le hanno detto che si impara in fretta).
Venerdì 14 ottobre, invitata dal Gruppo Missionario, ha condiviso con molti la sua esperienza durata poco meno di un anno come responsabile di una scuola di oltre 300 ragazzi. Lì vicino, in periferia, sorge un centro medico, uno slum circondato da centinaia di case fatiscenti, mentre all’orizzonte si vedono i grattacieli, segni irraggiungibili del benessere dei pochi. Sul mare una distesa di bottiglie di plastica con un panorama diverso da quello delle spiagge da cartolina.
La corruzione e la violenza dilagano nella città, perfino la polizia ferma gli automobilisti per estorcere loro qualcosa. Alcuni quartieri sono inavvicinabili anche di giorno e di sera la corrente elettrica viene tolta alle sette di sera. Niente tv, niente computer, niente lettura. Come scrivono i vescovi nigeriani, la politica corrisponde al degrado ed alla corruzione. Si ripetono puntualmente scontri ed omicidi tribali. La ricchezza, frutto dello sfruttamento petrolifero, ha arricchito pochissimi e portato molti ad adorare il dio denaro, da conquistare ad ogni costo.
Eppure Lucia è tornata a Grezzana portandosi in valigia non solo le relazioni con i ragazzi e le persone che sorridono alla vita ed alla speranza, ma anche la risposta alla domanda sul senso della vita.
Ha smesso quasi subito dopo il suo arrivo in Africa di credere di poter imporre o proporre igiene ed ordine, di poter programmare in una scuola invasa dalle acque nella stagione delle piogge. Ha lasciato da parte le paure alimentari, assistendo al frequente scongelamento ed al ricongelamento della carne nei congelatori ora accesi ora spenti per la mancanza di energia elettrica e all’impossibilità di usare il generatore per tanto tempo visti gli alti costi per mantenerlo acceso. Ha dovuto subire le angherie di chi pretendeva denaro senza averne alcun diritto; ma, ha anche incontrato medici professionisti generosi che hanno preferito lavorare in una struttura per la alimentazione dell’infanzia della periferia, aiutando così decine di bambini dal ventre gonfio, anziché in cliniche private.
Ha quasi scordato come si guida l’automobile, considerato che per una donna guidare da sola a Lagos è pressoché impossibile. Ma è tornata ricca di risposte; ha trovato una comune umanità.
Si è sentita goccia nel mare del bene, sorella di fratelli, figlia dello stesso Padre. 25 euro sono un patrimonio per una ragazza che ha speso tutto quello che aveva per dormire una notte in albergo per salvare la sua dignità. Una tuta da ginnastica donata a un bambino vale il ringraziamento di un padre che fa ore di strada per riconoscere. Pulire la scuola senza farsi vedere per rispetto.
Lucia ha compreso che se si trova il senso della vita tutto il resto è in sovrappiù, come ricevere il centuplo. Ora vede le cose con altri occhi e vuole condividerle con noi la sua passione, che come noto ha due significati: sofferenza ed entusiasmo.
Vieni e vedi è il tema conduttore dell’anno pastorale e Lucia è venuta a trovarci perché ha visto lontano da noi modi diversi di vivere, distanze abissali fra chi sta bene, ma non basta alla felicità, e chi sta male. Ha visto testimoni, volontari prima di lei percorrere da anni la condivisione. Ha visto chi non può trovare bellezza attorno a sé se non nella gratuità che viene da lontano od in quella delle comunità parrocchiali locali che si tassano per pagare la scuola ai bambini. Ha visto Cristo addormentandosi alle sette di sera nel buio, lontano dai suoi affetti famigliari e dalle sue e nostre comodità, ma scoprendo come, in fondo, alla felicità dell’uomo basti veramente poco. Uno sguardo, un’affezione, una risposta, una persona viva alla quale appartenere.
Ed è venuta a dircelo.
Grazie.
Fabio Cortesi