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Maddalena di Canossa

Maddalena di Canossa

Camminare insieme….con una Santa,

Maddalena di Canossa

“Obbedienza alla realtà”, così ha sintetizzato la vita di fede di Maddalena di Canossa  Don Andrea Trevisan, nel secondo incontro dedicato ai Santi Veronesi fra ‘700 ed ‘800 a Verona. Obbedienza alla realtà è stata la sua, che dopo aver percorso tante strade ed aver ascoltato tanti consigli sul suo discernimento vocazionale segue le indicazioni del Vescovo Avogadro che la chiama alla educazione ed alla emancipazione sociale delle tante ragazze travolte dalla miseria e dalla condizione creatasi con le occupazioni militari francesi ed austriache, tutto il contrario di quanto aveva immaginato. Obbedienza alla realtà, la nostra, chiamati ad essere nel luogo e nel tempo in cui viviamo per incontrare le occasioni che danno senso alla nostra esistenza, scoprendo che più che i progetti ed i disegni razionali il filo della nostra vita scorre fra incontri ed occasioni inattese, del piccolo che si fa grande e di un senso che ci precede.

Nata a Verona nel 1774, e qui vissuta, Maddalena, nobile per antiche origini che rimandano alla sua ava Matilde, di sette secoli precedente, è persona travagliata che vive il trauma della morte del padre e dell’abbandono della madre in giovanissima età; dell’obbligo morale di accudire gli anziani zii nel palazzo che ancor oggi sorge in Corso Cavour; di ricerca religiosa che per anni le fa vivere l’esperienza carmelitana, salvo poi essere chiamata ai doveri della casa famigliare. Maddalena si sente chiamata al servizio ai malati ed agli anziani. Offre il suo servizio volontario nell’ospedale della Misericordia con Don Leonardi e don Steeb, ma poi per un inatteso richiamo del vescovo si dedica anima e corpo alla formazione delle maestre per il recupero di tante ragazze sviate sulla strada, senza scuola, educazione, dignità.  E compie tutte queste azioni dialogando con esperienze sviluppate a Milano e all’estero, con una fitta corrispondenza e con costanti contatti con sacerdoti, ora Santi, e con altre donne che come lei sono animate dalla passione per la carità, una su tutte Leopoldina Naudet che con lei farà diventare l’ex convento delle Agostiniane nell’allora popoloso e poverissimo quartiere di San Zeno, nella chiesa ancor oggi dedicata a San Giuseppe e San Fidenzio, la sede per ospitare, insegnare, educare, pregare.  E per fare questo, con la costante presenza di un altro santo sacerdote veronese, Gaspare Bertoni,  cerca sostegno nelle famiglie facoltose, si muove nel nord Italia chiamata ad aprire in altre città case per le giovani.  Secondo insegnamento per tutti noi: “il luogo della fede è una compagnia, una rete di relazioni”.

Verona fra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800 è una città travagliata, dove gli eserciti scorrazzano liberamente nel territorio, si combattono lasciando sul campo fame, povertà e migliaia di feriti scarsamente assistiti. Sul piano religioso, gli ordini religiosi vengono aboliti e spossessati delle proprietà. Molte chiese vengono abbandonate. La cura delle anime prestata precedentemente dalle congregazioni religiose viene a mancare. Solo  i sacerdoti e le religiose che operano in campo sociale, nella assistenza ai malati, nella educazione dei ragazzi,  vengono tollerati. Ed è in questo contesto che si sviluppa la santità veronese, che nasce e cresce l’opera di Maddalena di Canossa.  E’ questo un terzo richiamo anche alla nostra attualità: “non sono le condizioni difficili, sociali, politiche, economiche, che possono fermare la carità e la testimonianza della gratuità, anzi, proprio nelle condizioni di aridità possono nascere dei fiori che per la loro straordinarietà rimandano ad un Altro che ha reso fertile un terreno che sembrava sterile e che ha fatto piovere dove la fede si rendeva viva e operante.” Obbedienza alla realtà, per Maddalena di Canossa, significava obbedienza a Cristo crocifisso, riconosciuto nei malati e nelle ragazze abbandonate e senza speranza. Per noi, nella vigilia della festa di Ognissanti, la testimonianza di una vita realizzata irripetibile, ma con tratti che possono appartenerci, perché dentro la stessa storia, dentro la stessa città, dentro la stessa speranza.

F. Cortesi

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