CHIARA CASTELLANI: Nel cuore dell'Africa

CHIARA CASTELLANI: Nel cuore dell’Africa

Il sogno di Chiara, il sogno di Anuarite, il sogno di maman Anie, di maman Pascalina…

Chiara Castellani è una donna alla quale fai fatica a dare una età. Per l’energia che ti fa respirare, il suo ottimismo mentre ti parla di bambini soldato o di bambini minatore, o di donne violentate o di spari sui giovani che manifestano o di malati di Aids senza cure o di morti per morbillo o ancora per morti per Ebola, ti sembra una ragazza. Per come snocciola esperienza e coraggio, per la silhouette secca e grintosa, per i capelli poco curati, come il vestito, un marsupio rigonfio sullo stomaco,  senti la saggezza di una donna che ne ha viste tante e che ha tanto da raccontare, quindi una anziana, come quelli che hanno tanto da dirti.

 In ogni caso Chiara, che ha incontrato i veronesi martedì 3 dicembre, è un medico, specializzato in ostetricia, nata a Parma, che dopo aver passato un decennio in America Latina vive nella Repubblica democratica del Congo dal 1990, democratica per modo di dire per come le elezioni vengono truccate e per il livello di corruzione dilagante.  Eppure Chiara ha un sogno, che viene da lontano, da suo padre e da sua madre. E questo sogno è stato condiviso con Rita Levi Montalcini, così come con uomini e donne che chiama per nome nel racconto di storie di vita terribili ed accomunate dalla voglia di farcela, dall’anelito verso la libertà e verso il diritto, in primis alla salute. Il sogno si declina in azioni ed in risultati umani e sociali, vittorie e sconfitte, mai resa.  E ti chiedi come possa una donna così apparentemente fragile trovare energia per trascinare al riscatto giovani e anziani, per smuovere politici, per andare dove altri non avrebbero il coraggio di andare preferendo fingere di non conoscere da dove vengono le risorse che muovono le nostre società tecnologiche e quanti bambini possono morire per materie prime preziose, uranio, cobalto, coltan.

Le foto scorrono sullo schermo: Chiara in carcere che visita corpi scheletrici, perché il governo non garantisce nemmeno il cibo, il volto di un bambino cresciuto in una orrenda prigione, di sua madre che ha avuto in carcere un altro figlio ma non conosce il padre, che potrebbe essere uno dei carcerieri. Chiara che mostra una moto che pilota nonostante possa usare solo il braccio sinistro, il destro le è stato amputato più di 20 anni fa per un incidente stradale. E ci sono foto che danno speranza: i volti di donne e uomini che frequentano una scuola per infermieri ed una università nella savana con sette facoltà e 900 iscritti.  C’è voglia di studiare nei giovani e voglia di guarire nei malati, nelle madri che vogliono preservare i figli dal flagello dell’Aids. Ci sono le adozioni a distanza, in primis per chi studia e per le infermiere, che perdono il lavoro perché pur operando sul campo da oltre 30 anni non hanno un titolo di studio valido.

Ci sono le manifestazioni per la verità nel responso elettorale, nonviolente, che vedono le chiese cattolica e protestante unite nel chiedere giustizia, Ville mort, una metropoli africana che diventa deserta perché la protesta consiste nello stare in casa.

Disabile, ma ci dice che l’handicap fisico è un trampolino per andare oltre,  italiana, europea, ma dentro fino in fondo al sogno di tanti nella diocesi di Kenge,  che è anche il suo:  politico, come il rispetto di una costituzione votata da oltre il 90% dei cittadini; medico, come fare in modo che i vaccini giungano ovunque nonostante la guerra civile; religioso, perché testimonia senza dirlo ‘l’avete fatto a me’.

Per seguirla e per unirsi al suo sogno: www.insiemeachiaracastellani.org

Fabio Cortesi
Vice Presidente del Consiglio Pastorale

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