Archivio articoli – Verona

Scout: 40° Verona 3

Scout: 40° Verona 3

2016-12-04-14-54-03Oggi, 4 dicembre 2016, all’istituto don Bosco di Verona, abbiamo festeggiato il 40° anniversario del Gruppo Scout della parrocchia: il Verona 3. Circa cinquecento i partecipanti; dai lupetti ai veterani. Una piacevole giornata di festa che, dopo l’alzabandiera e la S. Messa delle 11.00 ha proseguito con il pranzo, i canti e la gigantesca torta delle dimensioni di 3 tavoli da sagra. 2016-12-04-15-57-35

Colletta alimentare 2016

COLLETTA ALIMENTARE

2016

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Il Gruppo Giovani della parrocchia all’Esselunga di C.so Milano VR

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I ragazzi delle medie, alcuni del Consiglio Pastorale e Gruppo Missionario da Rossetto di via Spaziani VR

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Festa di Cristo Re: creati due nuovi Ministri dell’Eucarestia

Oggi 20/11/2016 festa di Cristo Re, nella liturgia delle 11,00 abbiamo avuto l’onore e il piacere di vedere due nostri amici, Dante Mai e Bing Lei, della nostra comunità parrocchiale diventare Ministri dell’Eucarestia.

VIENI E VEDI: Testimonianza in teatro

Vieni e Vedi  

Il dono, l’apertura, la gratuità

vieni-e-vedi-teatroVieni e vedi cosa? Si è chiesta e ci ha chiesto Licia Lineri, che con Mario Mazzi, Silvia Brenna e Gimmi Garbuijo, coppie da oltre 30 anni unite da una forte esperienza di fede e di vita, ha portato la sua esperienza nella parrocchia di San Domenico Savio venerdì 25 novembre.

Vieni e vedi cosa?  E la risposta che ci hanno dato è stata: ‘Persone misere, ma amate’.  Persone, coppie come tutte le altre, con la diversità di genere e di carattere, con le difficoltà della vita e della educazione dei figli,  ma anche, come tutti; come ha sottolineato Gimmi, desiderose di felicità, di letizia.

Elementi comuni della loro esperienza, caratterizzata dalla accoglienza di ragazzi e di adulti in difficoltà,  nella loro casa, alla loro tavola, chi per un giorno, chi per anni, è il sentirsi abbracciati , che li rende capaci di abbracciare, amati e quindi capaci di amare, dentro una storia fatta di relazioni che va oltre i loro disegni ed i loro calcoli e che nelle difficoltà talvolta li travolge, ma sempre li interroga come singoli , come coppia, come famiglia nel rapporto con i figli.

Tutto nasce dal caso, direbbe chi non crede in uno sguardo più grande sugli uomini.  Chi invece ha occhi di speranza si sente dentro un disegno di amore nel quale è chiamato a vivere, dare, rispondere, incontrare.  Qualcuno che chiede di ospitare qualcun altro per qualche giorno può essere l’inizio di una storia inattesa che cambia la propria vita e quella della propria famiglia. Occhi che si incrociano e sentono che è più semplice aprire la porta che chiuderla sono l’occasione di un cambiamento.  Richieste inattese, e quindi un rosario di incontri e di esperienze, graffi che diventano abbracci.  Alicia ci ha detto: ‘ Vedevamo gente lieta e volevamo esserlo anche noi’. Non un atto eroico, non un disegno organizzativo, ma apertura a quanto ci è posto davanti nella vita come opportunità di senso e di bene. Silvia: 4 figli, due nipoti, da 10 anni in casa famiglia con 7 ragazzi. Chi lo avrebbe mai pensato?  ‘Lo ha pensato qualcun altro, qualcuno che pensa cose per te, non per un gruppo’. Persone ospitate che chiedendoti se vuoi loro bene ti riportano alle domande che guidano la vita.  Apertura, ma anche amicizia che educa con loimg-20161125-wa0009 sguardo, accompagna. Ed il dono è vivere intensamente, felici di essere come si è e non come si dovrebbe essere, rinunciando alla pretesa di cogliere i frutti, vincendo lo sconforto con il semplice ricordo di un abbraccio o di un fiore riconosciuto per la sua bellezza da chi di bello non aveva mai visto e vissuto nulla. Conversione continua delle attese e delle relazioni, sacramenti come occasione per ripartire dalla relazione di amore gratuito che rende possibile osare umanamente la gratuità. Vieni e vedi, coppie felici, persone sposate da 32 e 36 anni che sorridono alla vita ed invece che barricarsi in casa per paura dei ladri aprono le porte e ricevono dono inattesi.

In fondo, ci dicono che   chiudendo a chiave la porta di casa e degli affetti non ci resterebbe che la paura, rischiando invece l’accoglienza, mai da soli, riconoscendo l’un l’altro ed assieme quanto abbiamo ricevuto e donandolo, c’è la possibilità, come loro testimoniano, di moltiplicare il bene e restituire in gesti e sguardi, in ascolto e condivisione quello che ci è stato dato gratuitamente e che le persone accolte, anche di cultura e colore diverso, anche bambini nel non senso dell’abbandono   sanno farci comprendere. Allora la semplicità di un piatto in più in tavola si fa evento ed un grazie ci cambia la vita, un silenzio ci interroga nella profondità del nostro animo.

Giuseppe Aleo, che ha introdotto l’incontro per il Gruppo Famiglie Don Bosco, aveva interrogato invitati e pubblico a riflettere sulla cultura del dono e sulla difficoltà in questi tempi di riconoscere gratuità ed apertura all’altro.   Le coppie che hanno portato la loro esperienza ci hanno fatto vedere uno spicchio di mondo ed un modo di essere nella vita e nella coppia che incoraggia alla speranza ed al sorriso. Ci hanno detto che troppi si lamentano di tutto, non sanno vedere il bene ed il bello che ci circonda e che possiamo far percepire. In fondo il cammino  di questi amici ha preso avvio dalla domanda di felicità. E’ la domanda di tutti, e la ricetta ha ingredienti comuni a tutti i percorsi efficaci: apertura, porsi di fronte alla realtà senza pensare che dovrebbe essere diversa per essere vissuta,  carità, cioè azione non finalizzata ad una ricompensa, perché questa è già stata ampliamente offerta e si chiama vita.

Fabio Cortesi
(Vice presidente Consiglio Pastorale Parrocchiale)

Giornata di inizio Anno Liturgico 2016 – foto

Pubblichiamo con vero piacere le foto della giornata passata insieme a Madonna di Lourdes.

 

Testimonianza di Lucia Melchiori – Teatro parrocchiale

VIENI E VEDI

VENERDI 14 ottobre, ore 20:45 in relazione al tema dell’anno pastorale “Vieni e Vedi” Lucia Melchiori ci ha regalato la sua testimonianza dal titolo: “Nigeria: nel terrore e nella paura c’è speranza. La Chiesa e l’esperienza di una scuola di Lagos”.

 Vieni e vedi:

ho visto la Nigeria in una scuola e sono venuta a dirvi che non ero sola

img-20161015-wa0005Verona non ha nemmeno 260.000 abitanti. Lagos, Nigeria ne ha oltre 20 milioni.

A Verona i bambini vanno tutti  a scuola in classi che vengono considerate numerose se raggiungono i 30 alunni. A Lagos ci sono classi di oltre 100 alunni e bambini venduti dalle famiglie come servi per farli almeno studiare.

A Verona ci sono sistemi fognari e se si sta male si va all’ospedale, gratis. A Lagos le fogne sono a cielo aperto e si paga per farsi curare qualsiasi cosa.

Se molti giovani Nigeriani vengono in Italia ci sarà pure un perché!

Lucia Melchiori, professoressa di storia e filosofia in pensione, ha fatto i percorso inverso. Non lo ha fatto per un disegno salvifico o per un programma preparato da tempo. Semplicemente, lei che dell’Africa conosceva solo la passione di San Daniele Comboni per aver illustrato una mostra sulla sua vita, ha risposto ad una domanda di persona, con responsabilità, pur timorosa comunque di Boko Aram (ma le hanno detto che è al nord, mentre il sud della Nigeria è tranquillo); pur timorosa degli animali (ma le hanno detto che in città non ci sono coccodrilli); pur preoccupata per la lingua, un misto di inglese e portoghese con aggiunta di dialetti locali (ma le hanno detto che si impara in fretta).

Venerdì 14 ottobre, invitata dal Gruppo Missionario, ha condiviso con molti la sua esperienza durata poco meno di un anno come responsabile di una scuola di oltre 300 ragazzi. Lì vicino, in periferia, sorge un centro medico, uno slum circondato da centinaia di case fatiscenti, mentre all’orizzonte si vedono i grattacieli, segni irraggiungibili del benessere dei pochi.  Sul mare una distesa di bottiglie di plastica con un panorama diverso da quello delle spiagge da cartolina.img-20161015-wa0006

La corruzione e la violenza dilagano nella città, perfino la polizia ferma gli automobilisti per estorcere loro qualcosa. Alcuni quartieri sono inavvicinabili anche di giorno e di sera la corrente elettrica viene tolta alle  sette di sera.  Niente tv, niente computer, niente lettura. Come scrivono i vescovi nigeriani, la politica corrisponde al degrado ed alla corruzione. Si ripetono puntualmente scontri ed omicidi  tribali. La ricchezza, frutto dello sfruttamento petrolifero, ha arricchito pochissimi e portato molti ad adorare il dio denaro, da conquistare ad ogni costo.

Eppure Lucia è tornata a Grezzana  portandosi in valigia non solo le relazioni con i ragazzi e  le persone che sorridono alla vita ed alla speranza, ma anche la risposta alla domanda sul senso della vita.

Ha smesso quasi subito dopo il suo arrivo in Africa di  credere di poter imporre o proporre  igiene ed ordine, di poter programmare in una scuola invasa dalle acque nella stagione delle piogge. Ha lasciato da parte le paure alimentari, assistendo al frequente scongelamento ed al ricongelamento della carne nei congelatori ora accesi ora spenti per la mancanza di energia elettrica e all’impossibilità di usare il generatore per tanto tempo visti gli alti costi per mantenerlo acceso. Ha dovuto subire le angherie di chi pretendeva denaro senza averne alcun diritto; ma, ha anche incontrato medici professionisti generosi che hanno preferito lavorare in una struttura per la alimentazione dell’infanzia della periferia, aiutando così decine di bambini dal ventre gonfio, anziché in cliniche private.

Ha quasi scordato come si guida l’automobile, considerato che per una donna guidare da sola a Lagos è pressoché impossibile. Ma è tornata ricca di risposte; ha trovato una comune umanità.

Si è sentita goccia nel mare del bene, sorella di fratelli, figlia dello stesso Padre.  25 euro sono un patrimonio per una ragazza che ha speso tutto quello che aveva per dormire una notte in albergo per salvare la sua dignità. Una tuta da ginnastica donata a un bambino vale il ringraziamento di un padre che fa ore di strada per riconoscere.  Pulire la scuola senza farsi vedere per rispetto. img-20161015-wa0004

Lucia ha compreso che se si trova il senso della vita tutto il resto è in sovrappiù, come ricevere il centuplo. Ora vede le cose con altri occhi e vuole condividerle con noi la sua passione, che come noto ha due significati: sofferenza ed entusiasmo.

Vieni e vedi è il tema conduttore dell’anno pastorale e Lucia è venuta a trovarci perché ha visto lontano da noi modi diversi di vivere, distanze abissali fra chi sta bene, ma non basta alla felicità, e chi sta male. Ha visto testimoni, volontari prima di lei percorrere da anni la condivisione. Ha visto chi non può trovare  bellezza attorno a sé se non nella gratuità che viene da lontano od in quella delle comunità parrocchiali locali che si tassano per pagare la scuola ai bambini. Ha visto Cristo addormentandosi alle sette di sera nel buio, lontano dai suoi affetti famigliari e dalle sue e nostre comodità, ma scoprendo come, in fondo, alla felicità dell’uomo basti veramente poco. Uno sguardo, un’affezione,  una risposta, una persona viva alla quale appartenere.

Ed è venuta a dircelo.

Grazie.

Fabio Cortesi