Preghiera del Giubileo_ Parrocchia San Domenico Savio - Verona 1973-2023

Dio Trinità, Padre Figlio e Spirito Santo, ti ringrazio per i doni di unità e di servizio che hanno costituito la nostra Comunità parrocchiale e fatta vivere in questi 50 anni.

Per intercessione del nostro patrono, santo adolescente, Domenico Savio, rendici capaci di trasmettere la fede alle nuove generazioni, rafforza le nostre ragazze ed i nostri ragazzi nelle prove della vita e nel cammino spirituale.

Siamo Parrocchia, famiglie tra famiglie, Signore, fai crescere in noi la consapevolezza di quanto abbiamo ricevuto e di quanto possiamo dare, la possibilità dell’amore gratuito.

Riconoscendo i segni del tuo amore facci abbracciare la realtà alla quale ci hai chiamati.

Apri i nostri occhi alla bellezza ed alla possibilità di relazioni autentiche, sia comunità nel tuo nome, sia tempo propizio per incontrarti, sia gloria al tuo nome nella nostra vita personale, nelle nostre famiglie, nella nostra Chiesa.

Maria Ausiliatrice, sii per noi esempio di ascolto e di umiltà, continui su questa porzione di Chiesa universale la tua benedizione.

Amen.

Santa Messa di ringraziamento celebrata dal nostro Vescovo Mons. Domenico Pompili

Storia della Parrocchia San Domenico Savio:

La nostra parrocchia ha origini relativamente recenti: la sua costituzione risale agli anni ’70 del passato secolo. In quegli anni, siamo in pieno “boom economico”, assistiamo ad un notevole sviluppo di nuove aree demografiche, nelle periferie della città, con il conseguente incremento abitativo che riguarda anche il nostro quartiere, dal quale emerge quella “sollecitudine pastorale”, esigenza di servizio ai fedeli chiaramente formulata nel testo del Decreto, che riportiamo, emesso dalla Curia Vescovile, in data 25 dicembre 1973: data che segna il passaggio da Rettoria Salesiana a Parrocchia di San Domenico Savio.

Da Rettoria dunque, attraverso la stipula di una convenzione sottoscritta in data 12.03.1974, tra la Diocesi di Verona e la Congregazione Salesiana di Don Bosco, si passa all’affidamento della Parrocchia di San Domenico Savio ai Salesiani, “pleno jure” (con piena giurisdizione); parrocchia collocata presso l’Istituto “San Zeno”, sfruttandone le strutture per la chiesa-cappella, l’ufficio parrocchiale, aule per catechismo e riunioni, spazi per il gioco, le recite per i tanti giovani che vi partecipano.

Primi anni ’70 – giovani nel cortile dell’Ist. San Zeno dove fu collocata, in un primo tempo, la parrocchia di San Domenico Savio

Ma ben presto ci si rende conto che la neo-nata parrocchia ha bisogno di un’autonomia propria, di essere al centro del quartiere, della sua comunità: in buona sostanza si avverte fortemente la necessità di una nuova struttura, ovviamente con le non poche difficoltà di realizzazione. Proposta incoraggiata (e posta sotto tutela Provvidenziale) da S. E. Mons. Giuseppe Carraro, rivolta alla Comunità Salesiana, preoccupata per questa nuova attività, ma motivata in quanto – parola di Vescovo -: “Qui sorgerà una delle più fiorenti parrocchie della nostra Diocesi” (da “Costruire Insieme”).

Nomina di don Antonio Bergamin a Parroco di San Domenico Savio

Un secondo importante evento per la comunità parrocchiale riguarda la nomina del parroco (un “confratello adatto” della comunità del San Zeno di Verona, leggiamo in una nota di repertorio) che avverrà il primo ottobre del 1974. Parroco di San Domenico Savio sarà nominato don Antonio Bergamin che subentrerà al Rettore Salesiano “facente funzione parroco”, don Giuseppe Mosaner. 

Riportiamo un passaggio della lettera di don Giuseppe Mosaner, inviata alla comunità e pubblicata sul giornalino parrocchiale “Costruire Insieme” del dicembre ’74, parole che sintetizzano il delicato momento di crescita della parrocchia.

Fra le altre cose scriveva don Giuseppe: “Se vi ho lasciato non è stato per scegliere una vita più comoda, anzi! Ma avevo capito che per una giovane parrocchia era necessario un parroco più giovane di me, che potesse avere più slancio, più energia e la speranza di riuscire in breve tempo a realizzare qualche cosa di concreto” … E concludeva don Giuseppe:

“Ora ho un unico desiderio: che continuiate la vostra opera verso il nuovo parroco, che lo aiutiate, lo incoraggiate, che non lo lasciate mai solo” … Ed il nuovo parroco non verrà lasciato solo; il messaggio ai parrocchiani era chiaro e don Antonio sarà l’uomo giusto al posto giusto.

 “Costruire Insieme”: un titolo significativo, secondo don Antonio, scaturito da una conversazione con i giovani (tanti giovani per una giovane parrocchia) che, oltre ad essere l’intestazione del giornalino parrocchiale, è anche lo “slogan” scelto che accompagnerà il percorso di crescita comunitario. Scriveva don Antonio: “Desideriamo costruire insieme una comunità di fede, … Desideriamo costruire insieme una comunità di amore, … Desideriamo costruire insieme una comunità di azione. E quando l’atto di fede e di amore si traduce in azione, allora la vera salvezza giunge a noi e ai fratelli. Ciò che si realizzerà nella nostra comunità parrocchiale, poco o tanto non importa, mi auguro sia l’espressione di tutti coloro che s’impegnano a credere e amare nel nome di Cristo. L’aiuto di Dio e la nostra disponibilità traduca questo nostro desiderio in consolante realtà”.

Dunque, idee chiare, motivate. Don Antonio, coadiuvato dai confratelli salesiani, con entusiasmo, coinvolgendo l’intera comunità, vuole realizzare una nuova struttura che risponda alle esigenze di una parrocchia in formazione e favorisca il sorgere di nuove attività associative, ricreative e culturali con particolare attenzione ai giovani.

Don Antonio sarà ricordato soprattutto quale artefice della costruzione del nuovo Centro Giovanile, della Canonica (e successivamente della chiesa, di cui ci occuperemo a suo tempo), dove verrà trasferita la sede della parrocchia, dall’Ist. San Zeno a Via Umbria, 24 

Dalla fine del ’74 in poi, sarà tutto un fermento di idee e progetti per le nuove opere parrocchiali. Significativo un annuncio riportato sul giornalino parrocchiale dell’epoca dal titolo: “Incontro comunitario, capi famiglia”, dove al punto 5 dell’ordine del giorno si legge: “Prospettive per le nuove opere parrocchiali – terreno; ubicazione; proporzioni; piano di finanziamento” (in pratica tutto quanto serve per una nuova realizzazione). Invito inusuale, pensiamo oggi, quello rivolto in particolare ai capi famiglia, ma che all’epoca rimarcava responsabilità, coinvolgimento.

Di seguito alcune progetti per le nuove opere parrocchiali. Rispettivamente del 1974, 1975 e del 1976:

Da un’analisi dei progetti credo si possa definire ambizioso il piano di realizzazione: si pensa, ovviamente, alla costruzione della nuova chiesa e del centro giovanile con i vari servizi ricreativi, aule per il catechismo, sala conferenze, cinema/teatro; struttura che includa, inoltre, la casa canonica per l’accoglienza dei confratelli salesiani, gli uffici di direzione della parrocchia; addirittura si ipotizza la realizzazione di una scuola materna, ed ancora un’area polisportiva, oltre ad un piazzale con ampio parcheggio. Il tutto su un’area di terreno di 15.000 mq individuata a meno di un Km ad Est dell’Ist. San Zeno che però è un insieme di 4 proprietà, di cui una del Comune, sulla quale la Curia Vescovile punterà per velocizzare l’acquisto del terreno ed avviare i lavori. Ma ben presto la commissione edilizia parrocchiale e il parroco don Antonio si renderanno conto che la realizzazione dell’imponente progetto necessita di un notevole sostegno economico, sia pur agevolato da prestiti, contributi ecc., ma che, alla fine, sarà totalmente a carico della comunità parrocchiale. Difficoltà che non scoraggeranno però il giovane parroco don Antonio, pieno di entusiasmo, di iniziative, di serena fiducia che i parrocchiani e i confratelli salesiani lo sosterranno nella realizzazione delle nuove strutture.

Tra comprensibili preoccupazioni, i lavori avranno inizio il 25 marzo del 1977 dando la priorità alla costruzione del centro giovanile/canonica. Il progetto definitivo è quello proposto nel 1976 e sarà realizzato su una superficie di 3.000 mq ricavando la sala giochi, sale per incontri e catechismo, il teatro (si ipotizza che potrebbe servire provvisoriamente anche da chiesa), la residenza e gli uffici per la comunità salesiana. Alla fine le funzioni religiose si terranno in un ampio salone nel seminterrato dell’edificio, mentre la costruzione della nuova chiesa verrà rinviata. E la situazione economica? Sempre preoccupante e dipendente dalla disponibilità della comunità parrocchiale! A titolo informativo riportiamo alcuni dati pubblicati sulla stampa parrocchiale dell’epoca:

 

maggio 1975 – somma raccolta per le nuove opere parrocchiali Lire 425.670;

aprile 1976 – preventivo per la costruzione del centro giovanile, al grezzo Lire 120 milioni;

maggio 1978 – (lavori ultimati) spesa complessiva, conteggio Imp. Ferrarini, Lire 235.091.368

 

La costruzione del centro giovanile e della canonica sarà ultimata l’anno successivo; l’inaugurazione e benedizione verrà officiata da Mons. Giuseppe Carraro, Vescovo di Verona, nel giorno di ricorrenza del giovane Patrono San Domenico Savio: era il 6 maggio 1978

 

1977/1978 – fase di costruzione del nuovo Centro Giovanile/Canonica della parrocchia

6 maggio 1978 – inaugurazione del nuovo Centro Giovanile/Canonica della parrocchia

S. E. Mons. Giuseppe Amari Vescovo della Diocesi di Verona

A dx. Antonio Bergamin, Parroco; a sx. don Tiziano Bonomi, Cancelliere Vescovile

Ultimiamo questo excursus sulle vicende della nostra parrocchia con alcune curiosità che certamente molti parrocchiani, giovani o meno, ignorano; racconti da chi in questi luoghi è cresciuto e ha vissuto tutte le trasformazioni del nostro quartiere. Il Sig. Dario Valbusa al termine del secondo conflitto mondiale è un ragazzino e dalla vicina “Spianà”, dove accompagna il nonno al lavoro nei campi, viene a giocare con gli amichetti tra le piazzole contraeree costruite sul fortino e in parte proprio dove sorgerà la nostra nuova chiesa.

Le batterie erano state posizionate in questi luoghi al fine di contrastare i bombardamenti degli aerei anglo-americani sulla stazione di Porta Nuova, sulla ferrovia del Brennero e del vicino scalo di S. Lucia. Al termine della guerra i cannoni saranno subito rimossi, mentre le piazzole in cemento verranno smantellate negli anni sessanta per fare spazio alle nuove costruzioni. È sempre Dario a raccontarci che il terreno destinato alla costruzione del nuovo Centro Giovanile/Canonica era un’enorme buca in quanto ex cava di ghiaia dismessa (Demanio Comunale), e i progettisti ritennero antieconomico l’innalzamento a livello stradale della struttura in quanto bisognava erigere fondamenta e pilastri idonei; pertanto si decise di sfruttare anche la parte interrata per ricavare i locali. Chi frequenta il centro giovanile si accorge facilmente di questo dislivello, poiché è costretto a scendere due scale per raggiungere alcune stanze. Il salone della temporanea chiesa si troverà nella parte più bassa dell’edificio, a metri 3,5 sotto il livello stradale (oggi salone Mamma Margherita e stanze multifunzione), illuminato da basse finestre e da un oblò, lato altare, che filtrava luce dall’alto.

Inverno 1978 – giovani in festa al nuovo Centro Giovanile della parrocchia. Si noti il dislivello del cortile interno rispetto al piano stradale. Sullo sfondo il capannone di autotrasporti “Maritan Borgato”.

1975 – Parrocchia di San Domenico Savio presso l’Ist. San Zeno. Foto ricordo dei bambini della prima comunione con il parroco, di recente nomina, don Antonio Bergamin.

Da luglio 1978, a norma dei Sacri Canoni e del parere favorevole del Consiglio dell’Ispettoria, la nuova casa salesiana, con patrono San Domenico Savio, è comunità autonoma e pertanto separata da quella dell’Istituto San Zeno. Don Antonio Bergamin, oltre che parroco, è il primo direttore della comunità, coadiuvato dai confratelli don Aldo Olioso e don Gian Antonio Trenti, avente come finalità, si legge nel decreto di erezione della nuova casa, la cura pastorale, la catechesi e l’animazione rivolta ai giovani in particolare.

Don Gian Antonio Trenti, affettuosamente chiamato “don Tony”, all’epoca è un salesiano “fresco di sacerdozio” in quanto ordinato prete da appena qualche mese: l’8 aprile 1978. Il gioioso, sempre sorridente “don Tony”, è particolarmente legato alla nostra parrocchia poiché, in eccezione alla regola salesiana dell’avvicendamento periodico annuale, è il salesiano che più volte ha svolto, in tempi diversi, il suo ministero a San Domenico Savio: ordinato sacerdote rimarrà, presso la nostra comunità, fino al settembre 1981; quindi, trasferito a Trento per finire gli studi al conservatorio, vi ritornerà nel 1993 per rimanervi cinque anni come curato, poi un anno a Roma e infine, nominato parroco, da settembre 1999 sarà alla guida della nostra parrocchia, in sostituzione dell’uscente parroco, fino al 2005. 

Accantonato, per il momento, il progetto di costruzione della nuova chiesa, soprattutto per ragioni economiche (bisognava saldare i conti per la realizzazione del nuovo centro giovanile e della canonica), da maggio 1978 e per tutto il 1986 (6.12.1986, inaugurazione nuova chiesa), le funzioni religiose della nostra parrocchia, come sappiamo, si terranno nel salone seminterrato dell’edificio, accessibile dall’esterno attraverso una scalinata ancora oggi utilizzata, mentre la sagrestia era attigua al “salone-chiesa” dove oggi è collocata la cucina della sala/refettorio Mamma Margherita. Purtroppo, per l’infelice posizione, l’edificio, a causa di acquazzoni, spesso finiva sotto acqua e pertanto, ogni qualvolta succedeva, “volontarie donne”, alle quali va il nostro più caro ricordo, con stivali ai piedi e tanta pazienza, intervenivano per ripulire il tutto. In futuro la situazione migliorerà grazie ai lavori per convogliare e raccogliere le acque piovane.

Il salone che fungeva da chiesa, mai consacrata data la provvisorietà, venne arredato modestamente con suppellettili recuperate da una casa di Rovereto che era stata chiusa: un unico altare (maggiore) in legno con al centro (paliotto) una riproduzione “dell’ultima cena” di Leonardo da Vinci, rialzato tramite una pedana; sopra l’altare fu posizionato, in un primo momento, il tabernacolo del Santissimo, successivamente posto di lato su una colonnina; un semplice leggio fungeva da ambone; alla parete in testa all’altare fu posizionato un grande crocifisso in legno, opera dei maestri scultori di Ortisei, che per dimensioni risultava sproporzionato rispetto al basso locale, effetto ottico sicuramente ristabilito in quanto, lo stesso grande crocifisso, spicca oggi maestoso in testa all’altare della nuova chiesa; di lato al maggiore l’altarino della Madonna; appesi ai muri laterali del locale le stazioni raffiguranti la Via Crucis, anch’esse scolpite in legno. Quanto all’assemblea, questa prendeva posto in alcuni banchi posizionati per le prime file, completate da sedie con bracciolo.

Successivamente gli arredi: altare completo di sedili, Madonnina, le sculture della Via Crucis, i banchi sono stati tutti recuperati e collocati nella cappellina della nuova chiesa.

La “modesta chiesa” poteva contenere poco più di 200 fedeli, tanto che in particolari cerimonie come prime comunioni, cresime, l’elevato numero di bambini/ragazzi, accompagnati dai

catechisti, genitori e parenti, faceva sì che l’ambiente si riempisse completamente limitando i posti per altri fedeli. Anche chi vi racconta questi aneddoti, essendo parrocchiano dal 1980, ricorda “certi affollamenti”; non sono poi mancate le occasioni, in barba alla discrezione, che i partecipanti alle funzioni invadessero anche la zona dove era stato posizionato l’unico confessionale, in fondo al salone, e pertanto poteva capitare che la confessione di qualche fedele, magari un po’ “duro d’orecchi”, diventasse pubblica.

Ma tutta questa partecipazione alle cerimonie non deve stupire, anzi confortare: d’altro canto non dobbiamo dimenticare che l’erezione della parrocchia era, per l’appunto, stata necessaria dato l’aumento demografico del quartiere.

“Costruire insieme”, lo slogan scelto da don Antonio assieme a giovani parrocchiani, sul finire degli anni ”70 è dunque una realtà. Oltre ad essere stata costruita una nuova struttura in muratura, è cresciuta, si è rafforzata una comunità parrocchiale che, nel corso degli anni, con entusiasmo, coinvolgimento, stretta attorno al suo parroco, è divenuta una concreta testimonianza cristiana. Oramai, in piena autonomia, si provvede a tutte le ordinarie e straordinarie funzioni religiose, alla formazione cristiana di fanciulli, giovani e adulti. Significativi i dati dei primi anni pastorali (da maggio 1978 e per tutto il 1979): i battezzati furono 53 (difficilmente, in questi ultimi anni, si è superata la decina di battesimi annuale), un numero considerevole, se pensiamo che in quegli anni era frequente la scelta, da parte dei genitori, di battezzare i propri neonati direttamente presso la chiesa dell’ospedale dove era avvenuto il parto. Notevole il numero di bambini presentati per la loro prima comunione, e fu proprio in quella occasione che i genitori fecero dono della Madonnina, scolpita in legno, proveniente anch’essa da Ortisei.

Altrettanto numerosi i giovani preparati per la confermazione cristiana, la Cresima: il 6 maggio 1978, anniversario del Santo Patrono, oltre ad aver inaugurato la nuova struttura di via Umbria, Mons. Carraro impartì la Cresima a 21 ragazzi; la cerimonia però fu officiata presso la chiesa-cappella dell’Istituto San Zeno, presumo per motivi tecnico-logistici. L’anno successivo 1979, sempre in occasione della ricorrenza del Santo Patrono, furono 46 i ragazzi cresimati da Mons. Amari, Vescovo successore di Mons. Carraro. I matrimoni celebrati tra il ’78 e ’79 furono 14, contrariamente ai tempi nostri in cui sono passati anni senza che nella nuova chiesa si sia celebrato un solo matrimonio. Naturalmente anche i riti funebri rientravano nell’ordinario; unico disagio, data la collocazione seminterrata della struttura, il transito del feretro che pertanto si faceva passare sul retro dell’edificio, quindi, attraverso una rampa, si entrava in chiesa; l’alternativa era l’uso delle scale con il trasporto della “bara a spalle”. É doveroso ricordare che nei primi anni di attività della parrocchia, in aiuto ai sacerdoti, oltre a validi insegnanti catechisti e a tanti operatori, vi era un gruppo di suore di Maria Ausiliatrice dell’Ist. San Zeno, le quali hanno dato un generoso, valido contributo di crescita parrocchiale.

 Di pari passo alla cura pastorale rivolta all’intera comunità, vennero incoraggiate, come desiderava don Antonio, le attività associative e ricreative, con attenzione ai tanti giovani che ogni giorno frequentavano il centro giovanile. Negli stessi locali, oggi ampliati, iniziarono a trovare svago i bambini che si dividevano tra la sala giochi e le attività nel cortile esterno; frequenti erano le serate di incontro per adolescenti e giovani i quali, animati da un giovane sacerdote salesiano, seguivano un percorso educativo, spesso discutendo di cosa fare, come migliorare l’operato in parrocchia, e ogni pretesto, ricorrenza, compleanno, era buono per una bicchierata, tante risate e canti. Ma il “clou” del divertimento, dello stare assieme, per giovani e adulti, credo si sia raggiunto nell’organizzare le rappresentazioni teatrali, le serate musicali, le maga-feste in occasione del carnevale, i veglioni di S. Silvestro che si tenevano e in parte si tengono oggi in teatro (struttura invidiata da tante parrocchie): locale ovviamente condiviso per incontri, conferenze, ecc. E come non menzionare le gite, le scampagnate e la principale delle attività all’aria aperta, presente in tante parrocchie, cioè lo scautismo (o scoutismo). A San Domenico Savio le cronache del tempo (giornalino parr. “Costruire Insieme”) ci portano nel lontano 1976, a domenica 17 ottobre quando, nel corso della “S. Messa da campo”, solennemente si è dato vita ad un nuovo gruppo scout: il Verona 3°.

Il gruppo, leggiamo, è composto da lupetti e coccinelle, guide e scout ed una comunità di animatori a servizio delle varie branche. Si tratta già di un centinaio (numero notevole) di persone che desiderano permeare la loro vita dello spirito scout. Il nuovo gruppo, ufficialmente inaugurato il 5-12-1976 nel teatro dell’Ist. Salesiano don Bosco di Via A. Provolo, è sorto staccandosi dal VR 13° (Stadio) e svolge servizio, oltre che nella propria, anche nella vicina parrocchia dell’Immacolata con l’incarico di accogliere i ragazzi/e di Borgo Nuovo e San Massimo. Ebbene, ancora oggi, presso la nostra parrocchia, è presente la sede scout dove, nel corso degli anni, tanti giovani sono stati educati a diventare “buoni cittadini”. É sempre emozionante vedere tanti bambini e bambine in divisa scout, ma soprattutto è bello pensare che, attraverso l’apprendimento di valori di vita, Legge scout e Promessa, quei bambini saranno gli uomini di domani. Quanto alle “gite fuori-porta” sono molti i parrocchiani che ricordano le giornate passate in Lessinia, presso la Malga Arnezzo con don Roberto Massella, all’epoca giovane confratello salesiano, che ha svolto il suo ministero presso la nostra parrocchia dal settembre 1981 al 1985. Per don Roberto è sempre stato un piacere, e lo è tutt’oggi, mettersi a disposizione, accogliere tanti giovani, gruppi famigliari in questo “centro estivo montano”. Nel corso degli anni, grazie al lavoro e alla generosità di tante persone, il casolare è stato ristrutturato, abbellito, reso funzionale con locali idonei per il soggiorno; inoltre è stato arricchito da una suggestiva cappellina, luogo di riflessione e preghiera ricavata da quello che un tempo era un ovile.

1980 – (con la chitarra) Gian Antonio Trenti, don Tony, in un momento di festa con giovani parrocchiani.

1980 – Teatro Parrocchiale: festa di carnevale

Fine anni ’70 – Clan VR 3° Campo estivo Rosolina Mare, (in alto 2° dx) il parrocchiano Bruno Rossi scout dal 1949

1984 – Lessinia, Malga Arnezzo: gruppo di giovani con don Roberto Massella (in piedi con la camicia azzurra)

Ma “il tarlo”, il principale pensiero di don Antonio era il completamento delle opere parrocchiali, l’edificazione della chiesa che vuole bella, grande a disposizione di tutta la comunità, nonostante le problematiche di sempre: acquisizione del terreno, progettazione e i fondi per realizzare il tutto. Come sappiamo don Antonio non era prete da scoraggiarsi, anzi sembra che le difficoltà lo spronino, con maggior vigoria, ad andare avanti, oltre a credere fermamente nella Provvidenza che, a suo avviso, “non mancherà di manifestarsi” …

Ebbene, nei primi anni ’80, a seguito del passaggio di proprietà da privati al Comune di Verona di alcuni terreni confinanti con la proprietà parrocchiale e pertanto idonei per l’ampliamento delle strutture, un primo, importante passo in avanti che porterà all’edificazione della nuova chiesa, lo compirà la Curia Vescovile la quale, in data 28 marzo 1983, inoltra formale richiesta all’Amministrazione Comunale di assegnazione di un’area destinata alla costruzione di un edificio sacro. Si tratta di un appezzamento di terreno di circa 3500 mq; la richiesta è peraltro suffragata dalle vigenti leggi che prevedono la cessione gratuita di aree destinate alle Attività Religiose. La risposta dal Consiglio Comunale arriverà nel novembre 1984 (proposta di deliberazione n° 136) e sarà favorevole alla domanda del Vescovo in considerazione anche dell’utilità e della funzione sociale rappresentata dalla presenza di una nuova chiesa in un insediamento urbano in pieno sviluppo. E pertanto verrà deliberato di cedere, a titolo gratuito, alla Parrocchia “San Domenico Savio”, in persona del legale rappresentante pro-tempore don Antonio Bergamin, il terreno sito in Borgo Milano […] con l’unico vincolo che l’area sia destinata a sede della chiesa da erigersi. Immaginiamo la felicità di don Antonio!

In calce al testo integrale della delibera, pubblicato sul giornalino parrocchiale “Costruire Insieme” che uscirà nel Natale 1984, in grassetto è stato riportato:

É proprio un bel regalo di Natale!!! Ringraziamo il Signore e … anche il Comune.

 Doveroso aggiungere: Provvidenza Divina ampiamente manifestata nella quale don Antonio aveva sempre confidato.

Il 1985, per la comunità di San Domenico Savio, si apre all’insegna del: “non c’è tempo da perdere”! Ovviamente questa è un’opinione personale, vista la tempistica degli eventi. Fatto sta che in data 3 gennaio viene distribuito un volantino, questionario rivolto a tutte le famiglie della parrocchia nel quale si affronta (vista l’acquisizione del terreno), addirittura “s’impone il problema” della nuova chiesa: insomma, oramai non si può più transigere, anche perché sono passati 12 anni dalla fondazione della parrocchia e pertanto bisogna procedere con la costruzione. Evento sostenuto “con insistenza” dal Vescovo: figuriamoci le spinte del parroco don Antonio Bergamin che non vede l’ora di vedere realizzata la chiesa.

Unici scettici i membri del Consiglio Pastorale Parrocchiale i quali, dopo “attenta riflessione” (presumo preoccupati per l’aspetto economico), alla fine esprimeranno parere favorevole per l’edificazione della nuova chiesa.

Viene inoltre chiesto di rispondere ad un questionario suddiviso in 5 punti; quesito che “preso alla larga” conclude con la domanda: la sua famiglia è disposta a collaborare? Che tradotto vuol dire: cari parrocchiani, siete disposti a collaborare economicamente per la costruzione della nuova chiesa? Il tutto: consegna del questionario, nuove proposte, discussione da confluire nell’assemblea parrocchiale che si terrà l’11 gennaio ore 20.45. Alla fine i questionari raccolti saranno un centinaio (perlomeno questo è il numero agli atti parrocchiali) e fra le risposte emerge che le famiglie preferiscono una “chiesa moderna” di tipo assembleare (cioè con l’assemblea a semicerchio rispetto l’altare maggiore). Curiosa inoltre è la lettura delle proposte in calce al questionario espresse dai parrocchiani (poche in realtà e quasi tutte anonime); i suggerimenti riguardano sostanzialmente l’aspetto strutturale/funzionale e quello economico. Si suggerisce una chiesa moderna per accontentare i giovani; evitare il lusso, gli sprechi di spazio; una chiesa sobria con tanta luce e visibilità da tutte le parti; il fonte battesimale dovrebbe essere vicino all’altare maggiore; se possibile, avere un “campaniletto”. Quanto all’aspetto economico c’è chi propone l’immediato versamento di una prima rata; partecipare con una quota mensile in base al reddito familiare; prestito annuo senza interessi; inviare ogni mese la busta alle famiglie; finanziamento secondo le proprie possibilità e sensibilità; organizzare una sagra parrocchiale finalizzata alla costruzione della nuova chiesa: immaginiamo quanti risotti bisognerà cucinare!! Infine c’è chi propone di “lasciare ogni decisione a chi è più competente – per noi tutto va bene – l’importante che nella comunità ci sia comunione e collaborazione”. Dell’esito del questionario, voluto dal parroco don Antonio con i Consiglieri parrocchiali, si tenne assolutamente conto, è lo stesso Valter Rossetto a dirlo, giovane e promettente architetto, discepolo del famoso Carlo Scarpa, al quale venne affidato il progetto della nuova chiesa. Il trentacinquenne architetto in un’intervista rilasciata all’epoca (terza pagina di un locale quotidiano) sottolinea, per l’appunto, che il progetto non è solamente frutto suo, ma di un lavoro fatto in collaborazione con diverse persone: gli architetti Marco Lonardi, Giorgio Quagini, Carlo Salvetti, l’ingegnere Renato Scarazzai e la stessa gente del quartiere con i propri suggerimenti ed osservazioni.

Pertanto, con questa premessa, nei mesi che seguirono fu elaborato il progetto per la costruzione della nuova chiesa di San Domenico Savio.

Ora è impegnativo per noi addentrarci e discutere di “arte sacra”, di come progettare una chiesa, mettere a confronto le cattedrali, le maestose opere del passato con le “chiese moderne”, calarsi nel contesto socio-culturale del momento, quali le esigenze, quale rapporto vi è tra arte e fede: concetti che sicuramente l’architetto Rossetto ha tenuto in debita considerazione. Negli anni ’80 sono sorte numerose nuove chiese, soprattutto nella periferia della città e al di là di ogni critica e valutazione leggiamo, in una nota di repertorio, che «la nuova chiesa di San Domenico Savio è stata giudicata da molti tra le più belle e significative opere architettoniche religiose di questi ultimi anni». Credo che l’intero quartiere, i parrocchiani dovrebbero andare fieri.

22 settembre 1985 – Edificazione della nuova chiesa di San Domenico Savio: “Posa della prima pietra”.

Celebrazione officiata da Mons. Andrea Veggio, Vescovo ausiliare della Diocesi di Verona.

Domenica 22 settembre 1985 la comunità di San Domenico Savio fu protagonista di un grande evento: la posa della prima pietra che diede inizio ai lavori di edificazione della nuova chiesa. In tempi passati era la pietra angolare, di testata dell’edificio, la prima pietra che idealmente dava solidità, sicuro sostegno; in tempi moderni questo rituale assume un significato puramente simbolico, nel caso di un edificio sacro accostato alla figura di Gesù Cristo che è il fondatore spirituale e pilastro della chiesa intesa soprattutto come comunità cristiana.

La celebrazione dell’evento avvenne in una soleggiata giornata, numerosi i parrocchiani che alla Messa delle ore 11.00 si erano raccolti nel terreno dove sarebbe sorta la chiesa, attorno ad un improvvisato altare, per seguire la cerimonia officiata da Mons. Andrea Veggio, Vescovo ausiliare della Diocesi.

Un emozionato don Antonio, ma credo lo fossero tutti i presenti, diede lettura della motivazione dell’evento (purtroppo non vi è copia del documento, pertanto non si conosce l’esatto testo), quindi la pergamena sottoscritta da alcuni parrocchiani con il parroco, dall’Ispettore Salesiano don Giovanni Fedrigotti e da Mons. Veggio venne riposta nella cavità di un blocchetto di marmo bianco, chiuso, suggellato e benedetto.

Ora questa “prima pietra”, riconoscibile dalla semplice incisione sulla facciata dell’anno “1985”, per le ragioni già menzionate, non è stata posata di angolo alla base dell’edificio, ma incastonata nella parete di destra all’ingresso principale della chiesa. Consentitemi una piccola osservazione: alla semplice incisione (1985), si poteva aggiungere qualche parola, magari in latino, sempre d’effetto: sarebbe stata più comprensibile la memoria lasciata ai posteri. Pazienza!

Un curioso aneddoto si aggiunge a questo evento: durante i primi lavori di fabbrica nel terreno, pressoché incolto, è stata trovata una statuetta, in plastica, della Madonna di Lourdes, di quelle che contengono l’acqua benedetta, capitata in quel luogo chissà come; ebbene, consegnata al parroco, è stato subito realizzato il ritrovamento di buon auspicio per la nuova chiesa, del quale don Antonio andò sempre felice.

Da ottobre 1985, inizio dei lavori, una chiesa “nuova di zecca” venne inaugurata il 6 dicembre 1986 dal Vescovo della Diocesi Mons. Giuseppe Amari: in quindici mesi di lavori era stata realizzata un’opera imponente che i parrocchiani, giorno dopo giorno, videro crescere, aiutati a capirne le fattezze grazie anche ad un bellissimo plastico tenuto esposto davanti all’altare della chiesa provvisoria. La lettura poi della relazione tecnica, a firma dei progettisti, ci aiuta a comprendere meglio l’estetica-formale della nuova chiesa, caratteristiche che, fra l’altro, hanno diverse coincidenze con i suggerimenti dati dai parrocchiani. É stata realizzata un’aula principale, priva di colonne, che si allarga a ventaglio verso l’altare (maggiore) e questo è tipico delle chiese moderne di tipo assembleare, esaltando il concetto di comunione, di comunità; il pavimento in leggera pendenza e l’innalzamento di tre gradini dell’area presbiterale, permette una migliore visibilità da ogni posizione. Il battistero, come suggerito da qualche parrocchiano, è stato collocato vicino all’altare, ma questo riteniamo fosse inevitabile in quanto tutti gli aspetti liturgici costituiti dall’altare, dal tabernacolo per la conservazione dell’Eucarestia, dall’ambone, sede del sacerdote e dal battistero, per l’appunto, dovevano rispondere alle indicazioni liturgiche postconciliari e relative approvazioni.

Il soffitto, realizzato in legno lamellare, si divide in due falde sorrette da una struttura centrale a forma di “U” rovesciata che si alza e converge verso l’altare, verso la centralità delle celebrazioni.

L’aula è stata progettata per contenere oltre 600 posti a sedere e questa presumo sia la ragione per aver realizzato ben quattro accessi, oltre il principale, al fine di avere una maggiore fruibilità; difficilmente, però, nel corso degli anni si sono raggiunti “questi pienoni” e pertanto non vi è mai stata la necessità di utilizzare tutte le entrate/uscite. Gli accessi sono stati volutamente progettati tangenziali all’aula e con doppia porta in modo da avere un graduale ingresso, evitando così fenomeni di disturbo. Quanto al tabernacolo, esso ha una funzione diremmo “double-face”, cioè fornito di doppia porta, sorretto da una struttura in marmo posta sul confine tra l’aula maggiore e la cappella per le celebrazioni feriali, servendo così entrambe.

La cappellina, realizzata per contenere circa 70 posti a sedere, ha uno spazio ed un ingresso proprio collegata, sia di fatto che visivamente, all’aula principale; nella parte verso l’ingresso sono stati inoltre ricavati due ampi confessionali. La sacrestia, dalla quale si può accedere distintamente sia all’aula principale che alla cappellina, e alcune stanze ideate come uffici parrocchiali, mai utilizzati a tale funzione, oggi locali di disbrigo e deposito, chiudono il quadro progettuale; nessun “campaniletto”! Nella stesura del progetto non è stata prevista la costruzione del campanile; l’unico elemento che identifica l’edificio sacro è una grande croce che spicca sulla sommità della struttura.

Ciò nonostante, dalla chiesa di San Domenico Savio, il suono delle campane si propaga tramite un “campanile virtuale”, in pratica vengono diffusi suoni digitalizzati, in grado di riprodurre fedelmente qualsiasi rintocco di campane, qualsiasi scampanio oltre a scandire le ore giornaliere a partire dal mattino (ore 7) fino a sera (ore 20), chiudendo il giorno con i rintocchi dell’Ave Maria di Lourdes.

1986 – Edificazione della chiesa di San Domenico Savio: posizionamento edicola del tabernacolo.

6 dicembre 1986 – Inaugurazione della chiesa di San Domenico Savio.

Celebrazione officiata dal Vescovo della Diocesi di Verona Mons. Giuseppe Amari

Una particolare attenzione l’architetto Rossetto l’ha posta allo studio della luce, evitando quella diretta a favore di una illuminazione morbida e diffusa proveniente soprattutto dall’alto, concentrata, in particolare, nella zona del presbiterio; altre piccole aperture illuminano la zona degli ingressi. Due sono le vetrate artistiche a sviluppo verticale nella parete sopra il grande crocifisso e, contrapposte a queste, una grande finestra sopra l’entrata principale con la rappresentazione frontale del busto di San Domenico Savio. Rimanendo all’interno dell’aula “la chiesa grande”, nel corso degli anni sono state collocate, nella zona del presbiterio, le statue di Maria Ausiliatrice e di San Domenico Savio quest’ultima, a seguito della realizzazione degli affreschi, ricollocata in cappellina mentre, in una insenatura di lato all’uscita, è stata posizionata la statua di San Giovanni Bosco con il giovane Domenico Savio: tutte rappresentazioni care ai Padri Salesiani custodi per 40 anni della parrocchia. Nel 1989 vennero commissionati da don Luigi Fantinato i quadri, in maiolica, raffiguranti la Via Crucis, opera di Luigi Scapini, artista che aveva già fatto dei lavori presso la “parrocchia gemella salesiana” di S.ta Croce dalla quale proveniva don Fantinato, nuovo parroco, in sostituzione di don Antonio Bergamin.

Quanto all’esterno, vorremmo porre l’attenzione sull’architettura, vista dall’ingresso principale, che ha attinenza con “il sogno delle due colonne”, uno tra i più noti di San Giovanni Bosco.

Don Bosco raccontò di aver assistito, in sogno, ad una terribile battaglia scatenata sul mare da tante imbarcazioni contro una sola maestosa nave. La nave, più volte colpita ma mai sconfitta, fermamente guidata, trova saldo ancoraggio fra due colonne sorte dal mare: sulla prima colonna vi era una grande Ostia, sulla seconda la statua di Maria Immacolata. La maestosa nave simboleggia la chiesa, guidata dal Santo Padre, immaginata come una grande nave tra i flutti marini, attaccata da tante imbarcazioni rivali (una Chiesa Cattolica assalita nelle sue funzioni, istituzioni, nel suo capo, nella sua dottrina, come centro della verità e maestra di tutti i fedeli); ebbene, quando questa chiesa è saldamente ancorata alle (due) colonne dell’Eucarestia, salvezza dei credenti e di Maria (in quanto Ausiliatrice), aiuto dei credenti, nulla e nessuno potrà insidiarla, sconfiggere. Ed è proprio tale concetto che vogliono esprimere gli affreschi realizzati sulla parete frontale del presbiterio. I nostri due parroci don Gaetano e don Andrea con questa opera non solo hanno voluto dare lustro, abbellire l’interno della chiesa, ma rafforzare e ampliare il pensiero (sogno), di perenne attualità, di don Bosco.

L’opera dell’artista Noemi Poffe, inaugurata in occasione del trentennale della dedicazione della chiesa 1987 – 2017, vuole riecheggiare i punti centrali dell’immaginario di don Bosco: «la chiesa luogo del mistero che si fa carne e incontra noi, rappresentati dalla figura di San Domenico Savio, sorretta dall’Eucarestia da una parte e dalla Madonna dall’altra» (d. Gaetano).

Vista dell’ingresso principale della chiesa, architettura che ha attinenza con il “sogno delle due colonne” di San Giovanni Bosco.

Febbraio 2017 – Vista degli affreschi, opera dell’artista Noemi Poffe.

Domenica 3 maggio 1987 venne solennemente dedicata la chiesa e consacrato l’altare a Dio Ottimo Massimo (DOM) e a San Domenico Savio, la celebrazione fu presieduta da Sua Em. Castillo Lara Card. Rosalio José. Data l’eccezionalità dell’evento e per quanti non hanno mai assistito a tale funzione, diamo una breve spiegazione del rito prendendo a prestito alcuni passaggi dell’esaustivo articolo pubblicato sul giornalino “Costruire Insieme”, uscito in occasione della Pasqua 1987, a firma di don Elio Lago – Salesiano che ha svolto il suo ministero presso la parrocchia negli anni 1987, ’88.

«L’azione liturgica della dedicazione della nostra nuova chiesa e della consacrazione dell’altare, si articola in alcuni riti iniziali preparatori: benedizione e aspersione dell’acqua, liturgia della parola, invocazione dei santi. Seguono la preghiera di dedicazione, l’unzione, la incensazione, la “copertura” e illuminazione dell’altare. La conclusione chiama a raccolta il popolo di Dio attorno alla mensa per la celebrazione eucaristica, segno che concretizza la Chiesa fatta di pietre vive».

Le quattro croci incastonate nelle pareti (unitamente a tutti gli altri gesti significativi) sono la memoria di questo “segno di culto e di lode”, gesti che sintetizzano la realtà della preghiera recitata dal celebrante e da tutta l’assemblea: “Noi, o Padre, ti dedichiamo con gioia questa mensa, questa chiesa, questo altare dove si celebra il memoriale della beata passione, s’innalza la lode perfetta e si raccoglie il frutto della nostra redenzione”.

3 maggio 1987 – Consacrazione, dedicazione della chiesa a San Domenico Savio.

Celebrazione officiata da Sua Eminenza Castillo Lara, Card. Rosalio Josè

Terminiamo questa “pagina dei ricordi”, interamente dedicata all’edificazione della nostra chiesa parrocchiale, valutando l’aspetto economico: dato, badiamo bene, che non deve essere visto meramente numerico, ma come gesto concreto di solidarietà cristiana. La costruzione della nuova chiesa di San Domenico Savio è costata un miliardo di lire (poco più di 500 mila Euro il conteggio odierno). Un importo interamente saldato da diversi anni; una cifra impegnativa pagata, in parte, grazie ad innumerevoli contributi ma che, soprattutto, ha visto coinvolta l’intera comunità la quale, con generosità, pietra dopo pietra, non solo ha visto realizzato il proprio centro di culto, ma rafforzata una Chiesa fatta di “pietre vive”.

La parrocchia di San Domenico Savio: una concreta realtà

Dalla fondazione (25 dicembre1973) della parrocchia alla consacrazione (3 maggio 1987) della nuova chiesa di San Domenico Savio, sono passati poco più di 13 anni e con quest’ultimo evento la comunità parrocchiale vede realizzata, in tutto e per tutto, la propria circoscrizione ecclesiastica.

La parrocchia ora si identifica nella nuovissima chiesa, un funzionale centro ricreativo-pastorale, la canonica, oltre, chiaramente, ai sacerdoti a servizio della comunità. Tutto questo è motivo di soddisfazione per i parrocchiani e di gioia per don Antonio Bergamin primo parroco, ricordiamolo, alla direzione della comunità il quale è riuscito a concretizzare quello che agli inizi del suo mandato poteva suonare come un semplice slogan: “costruire insieme una comunità di fede, di amore, di azione”; tradotto ora in realtà. Ma a questo punto delle vicende, don Antonio sa benissimo che deve affrontare un’altra realtà, quella dettata dalla “regola salesiana dell’avvicendamento”: in buona sorte don Antonio deve lasciare la direzione della parrocchia ad un altro confratello. Direzione eccezionalmente durata per 13 anni, concessa, probabilmente, in quanto vi era in ballo la costruzione della chiesa, ma ora, al trasferimento, don Antonio, non può più sottrarsi e questo, al di là di ogni sentimento, deve essere accettato, a volte a denti stretti, da qualunque parrocchiano.

Nel settembre del 1987 don Antonio lascia, dunque, l’incarico di parroco per trasferirsi in Terra Santa, dove a Gerusalemme seguirà un corso di studio. Al rientro in Italia, negli anni a seguire, molte volte farà visita alla “sua San Domenico Savio” e saranno sempre numerosi i parrocchiani che vorranno incontrarlo, mostrargli gratitudine per le numerose opere fatte.

Don Antonio è altresì conscio che, oltre a lasciare la parrocchia, lascia una pesante situazione debitoria dovuta, chiaramente, alla costruzione della nuova chiesa, ma fiducioso nella generosità dei parrocchiani i quali, con i loro contributi, in tempi brevi, riusciranno ad estinguere il debito. E l’esempio di generosità, di appartenenza comunitaria, viene proprio da lui: devolve alla chiesa (pro debito) la somma che i parrocchiani avevano raccolto per offrigli quale dono di commiato e ringraziamento (da “Costruire Insieme” – dicembre 1987, articolo di G. Lorini).

Dunque, la parrocchia di San Domenico Savio è ora una concreta realtà; ultimata nelle strutture ed inserita, a pieno titolo, nell’agglomerato cittadino.

A questo punto delle vicende non vi saranno nuovi avvenimenti da raccontare; l’attività parrocchiale procederà nel suo iter ordinario di celebrazioni liturgiche, di formazione pastorale e catechesi, attività missionaria, ricreativa per i giovani e non solo, di attenzione alla comunità nei bisogni spirituali e corporali. Pertanto, gli anni a seguire trascorreranno attraverso il turnover dei confratelli salesiani, dei parroci che si avvicenderanno in parrocchia, che ricorderemo con qualche curiosità, aneddoto. 

Domenica 20 settembre 1987 fece il suo ingresso di presentazione alla comunità il sacerdote salesiano don Luigi Fantinato nominato, il primo agosto dal Vescovo Mons. Amari, nuovo parroco di San Domenico Savio in sostituzione di don Antonio Bergamin. Ritengo comprensibile pensare che don Luigi nell’accettare l’incarico abbia riflettuto, sotto ogni aspetto, sull’impegnativa eredità lasciata dal suo predecessore, ma consapevole e deciso nel continuare un percorso di disponibilità, di collaborazione nei confronti della comunità.

A pochi mesi dall’insediamento, nella (prima) lettera alla comunità, pubblicata sul giornalino parrocchiale, don Luigi scriveva: “Sinceramente vi apprezzo e vi stimo. La generosa collaborazione di numerose persone ha facilitato il mio inserimento e l’inizio del lavoro tra voi”. 

Rassicuranti parole che sintetizzano, a mio avviso, la volontà di continua crescita della “grande famiglia parrocchiale”. E il primo intento che il nuovo parroco mette in atto è proprio la visita alle famiglie, la benedizione delle case, portare a tutti un saluto, conoscere tutti i parrocchiani. Operazione che si effettuerà per ogni anno del ministero di don Luigi a San Domenico Savio: un valore aggiunto sotto il profilo cristiano e sociale di fattiva conoscenza di ogni famiglia del quartiere. Attraverso questo lavoro si è arrivati a stilare una vera anagrafe di composizione delle famiglie della parrocchia, uno studio “veramente certosino” fatto via per via, numero delle famiglie e componenti, studio che ha portato al conteggio pressoché reale dei parrocchiani distinti per età e sesso.

Ma perché un’anagrafe famigliare? L’intento, sicuramente, fu quello di avvicinare, conoscere tutta la comunità; sapere poi, ad esempio, che il maggior picco degli abitanti ha un’età compresa tra i 20 e 30 anni indirizza, come educatore, la presenza di un giovane sacerdote, contrariamente per le persone più avanti con gli anni le quali preferiscono il contatto con un sacerdote alla loro pari. Dunque un censimento che, agli inizi degli anni ’90, ha portato ad un conteggio di 4000 unità. Ma ai giorni nostri questo dato è ancora valido? Non lo sappiamo: nel frattempo sono sorte nuove abitazioni, vi è stato l’avvicendamento di tante famiglie, nuovi insediamenti a seguito del flusso migratorio.

Nel corso degli anni, pur mantenendo la pratica della visita alle famiglie, benedizione delle case, un rendiconto degli abitanti (parrocchiani) non è stato rinnovato e pertanto i vari parroci hanno mantenuto il primo e unico dato, conteggio che, fra l’altro, deve essere comunicato annualmente in diocesi unitamente al resoconto economico parrocchiale; quanto sia attendibile è difficile a dirsi, se non ripetendo il lavoro, fatto a suo tempo, dal parroco don Luigi.

1990 – Grafico dei parrocchiani distinti per età e sesso.

1988 – Composizione delle famiglie parrocchiali.

A don Luigi Fantinato va anche il merito di aver dato inizio alla “sagra parrocchiale”. Il nuovo parroco, prima di approdare presso la nostra comunità, prestava il suo ministero presso la “parrocchia gemella salesiana” di S.ta Croce, il popolare borgo dove da anni si organizzava, con successo, la sagra e, sulla scia di questa bella iniziativa, don Luigi ha pensato di introdurla anche a San Domenico Savio.

La sagra è la festa religiosa di commemorazione del Santo Patrono, spesso paesana, ma che è fortemente sentita anche nei borghi cittadini: festa comunitaria, momento di aggregazione. Sono manifestazioni che prettamente si svolgono all’aperto concentrate perlopiù nei mesi estivi; nel caso nel nostro San Domenico Savio la ricorrenza è il 6 maggio, data ritenuta a rischio climatico (causa pioggia) e pertanto fatta slittare al mese successivo: prima o seconda settimana di giugno previo accordi, per non fare coincidere le feste, con le parrocchie vicine di Maria Immacolata (via S. Marco) e della Beata Maria Vergine in Dall’Oca Bianca (B.go Nuovo), pure esse “di sagra” in quel periodo.

Ricordo, in quanto coinvolto in prima persona nelle vicende, che nei primissimi anni, al costituendo nucleo di nostri parrocchiani, venne in supporto una delegazione da S.ta Croce incoraggiandoci, istruendoci, dando un concreto aiuto, in tutto e per tutto, nella complessa macchina organizzativa della sagra che, sempre più perfezionata, resiste ormai da trenta anni.

A partire dalla prima edizione della sagra del 1988, il “gruppo sagra” è cresciuto, si è rafforzato sempre più in risorse umane e attrezzature passando da due a ben quattro serate di manifestazione. L’organico è composto da una cinquantina di persone e fa capo a un direttivo con un coordinatore in grado di organizzare serate con musica, attrazioni varie, di somministrare pasti per 700 persone a serata. Ai giorni nostri, però, il “gruppo sagra” lo possiamo considerare un ricordo, non perché sia scomparso, ma perché si è trasformato in “gruppo feste” (gruppo che si occupa di varie feste). 

Da alcuni anni, ormai, le occasioni di festa in parrocchia, sono andate sempre più crescendo e pertanto, oltre all’annuale sagra, vi sono altre celebrazioni religiose, e non, con annessa festa e al gruppo, sia pur in formazione ridotta, è chiesto di prestare servizio, cucinare in svariate occasioni: dalle celebrazioni di San Giovanni Bosco, San Domenico Savio (già in uso nella direzione salesiana e mantenute dai sacerdoti diocesani), agli incontri della “congrega vicariale” con la presenza del Vescovo, alle cene per altri gruppi parrocchiali, consiglio parrocchiale, pranzi della “terza età” in occasione della Pasqua, Natale, “castagnata”, pranzo di sostegno e vicinanza ai più bisognosi, anniversari vari ecc., insomma un’attività veramente impegnativa. Dunque il riconoscimento dell’intera comunità va a questo gruppo che, con passione, si prodiga per rendere sempre più gioiosi i vari momenti di festa in parrocchia: un esempio di solidarietà comunitaria che, speriamo, non si perda.

(1988 – “anno di prova” della sagra) 1989 – 1ª Sagra di San Domenico Savio.

Foto ricordo “gruppo sagra”: alcuni nostri parrocchiani con una delegazione proveniente da Santa Croce.

Fra i padri salesiani che si sono avvicendati a San Domenico Savio troviamo don Luigi Furia, curato presso la nostra comunità dal 1985 al 1992. L’esile, all’epoca quarantacinquenne, don Luigi proveniva dal Venezuela, da parecchi anni missionario in quelle terre, e nonostante fosse di origini veronesi stentava a perdere una singolare parlata ispanica. Ebbene, don Luigi sostenne e portò in porto l’atto costitutivo di associazione “P.G.S. (Polisportiva Giovanile Salesiana) Concordia”. È questa un’associazione che è nata all’interno del Centro Giovanile della parrocchia, di ispirazione cristiana e salesiana, mentre lo scopo dei soci è di vivere l’esperienza di crescita nel tempo libero, momento di educazione e impegno sociale (seguire e amare i giovani secondo i principi di San Giovanni Bosco e dell’allievo San Domenico Savio). È un atto legale sottoscritto in data 15 ottobre 1987 da una quindicina di soggetti (soci fondatori) compreso don Luigi Furia e il Sig. Notaio. 

L’associazione, pur contemplando diverse attività: culturale, ricreativa, di animazione, si è concentrata sulla principale “poli-sportiva”, cioè raggruppare i tanti giovani, della parrocchia e non, nelle varie discipline: pallavolo, calcio, basket, tennis tavolo, marciatori.

Per parecchi anni l’associazione, attraverso il proprio direttivo e con non poche difficoltà, ha mantenuto attive tutte queste discipline sportive, partecipando a tornei, manifestazioni. Purtroppo, nel corso degli anni, e per diverse ragioni, le attività sono andate scemando. Viceversa per il settore calcio che si è rafforzato sempre più e oggi conta una rosa di atleti che partono dai “primi calci” per arrivare alla prima categoria: piccoli calciatori di 5/6 anni a giovani ventenni ed oltre. Transitando a ridosso dei campi di calcio, confinanti con la parrocchia, tutti i giorni della settimana si può notare l’intensa attività sportiva: decine di giovani che si allenano, disputano incontri con squadre avversarie e sotto la guida dei loro allenatori vengono formati ed educati attraverso lo sport.

Primi anni ’80 – Formazione di giovani calciatori

1987? Torneo Dal Molin – Al centro il Sig. Guido Bonadiman, Presidente “P.G.S. Concordia”

              A sx. il Sig. Rugiadi, Assessore allo sport; a dx. il Presidente 3ª Circoscrizione Arc. Quagini.

1991 – “P.G.S. Concordia” Squadra pallavolo femminile Under 14

1997 – Manifesto, programma 9ª sagra di San Domenico Savio nel decennale della consacrazione della chiesa.

Grandi cose a San Domenico Savio                                     

 Nel settembre del 1991 la comunità di San Domenico Savio vede un nuovo avvicendamento tra parroci. Don Luigi Fantinato, dopo quattro anni di mandato, ha ricevuto, dai superiori salesiani, un nuovo incarico: Vicario Ispettoriale con impegni a livello regionale. Per il suo nuovo impegno andrà al “Centro Ispettoriale” dell’Istituto Don Bosco di Stradone Provolo in Verona.

In un quartiere di recente urbanizzazione e rapido insediamento di famiglie, come il nostro, sono stati pochi quattro anni perché tutti i parrocchiani potessero conoscere il tratto signorile di don Luigi il quale sapeva trattare, con finezza, decoro e buon gusto, chiunque incontrasse; apprezzamenti che identificano la figura del sacerdote salesiano don Luigi e che hanno lasciato un ricordo indelebile in tante persone, in tante famiglie.

Oggi don Luigi Fantinato, o padre Luigi come molti preferiscono chiamarlo, è un pensionato – badiamo bene – “pensionato attivo”, disponibile per modesti servizi presso l’Istituto San Zeno dove alloggia, in particolare per le confessioni dei ragazzi che frequentano l’Istituto. Ma la gioia, la soddisfazione più grande, sostiene don Luigi, arriva dalla collaborazione con la parrocchia di San Giovanni Evangelista (S.ta Lucia), alla quale è legatissimo. Da 13 anni don Luigi presta il suo servizio attraverso le celebrazioni liturgiche del sabato e dei giorni festivi, non poco per un religioso che quest’anno compie ben 60 anni di sacerdozio, ordinato, per l’appunto sacerdote, nel lontano 29 giugno 1959. (dati al 2019, anno di pubblicazione dell’articolo)

Domenica 5 maggio 2019 – festa del Patrono Parrocchiale (6 maggio)

     Nell’ Eucarestia delle 9,30 si è ricordato il 60° di sacerdozio di don Luigi Fantinato – Salesiano

     Da sx. don Gianantonio Bonato, Vicario Ist. S. Zeno; don Luigi Fantinato; don Paolo Giovannelli, parroco

In sostituzione di don Luigi Fantinato la parrocchia verrà affidata a don Giorgio Gallina, nominato parroco il 1° settembre 1991 dal Vescovo di Verona Mons. Giuseppe Amari, con ingresso, di presentazione alla comunità, domenica 29 settembre alla messa delle ore 11. 

Don Giorgio Gallina arriva a San Domenico Savio da un’esperienza pastorale tra gli emigrati italiani a Magonza – Germania: “un foresto, un tedesco!” Ricordo il pettegolezzo del “toto-parroco” di qualche parrocchiano. Macché straniero, un sacerdote italianissimo, un veneto nato a Caerano San Marco in provincia di Treviso, prete da otto anni e che per sei ha svolto la sua attività tra gli italiani emigrati in Germania, prima a Colonia e poi a Magonza. Sono stati anni impegnativi e belli, ci tiene a dire da subito, don Giorgio nella sua presentazione alla comunità: “Ho imparato che essere prete è farsi compagno di strada delle persone che ti vivono accanto, condividendo con loro gioie e sofferenze, paure e speranze”. Questo il primo messaggio alla comunità di San Domenico Savio. Un’apertura totale con l’intento di proseguire un percorso di crescita cristiana comunitaria, di educazione della gioventù animati dallo “spirito di don Bosco” e dai confratelli salesiani. A proposito di salesiani, nel 1991 si celebrò il 150° anniversario di presenza (1841-1991) a Verona della congregazione; avvenimento ricordato e festeggiato, presso la nostra parrocchia, con la visita e apprezzamento, da parte del Rettor Maggiore don Egidio Viganò, a don Giorgio per la direzione della parrocchia.

Oggi, come in ogni tempo, sappiamo come sia impegnativa per un prete la conduzione di una parrocchia, con quanto zelo si deve aver cura della liturgia, delle celebrazioni dei Sacramenti, di una catechesi adeguata, a seconda dell’età e differenti situazioni, e ancora attenzione e servizio per i più bisognosi. Don Giorgio, in otto anni di permanenza a San Domenico Savio, ha prestato molta cura a tutto questo, incoraggiando la comunità a guardare avanti. In occasione dei vent’anni (1973-1993) di erezione della parrocchia don Giorgio si rivolgeva alla comunità con questo pensiero: … “è doveroso volgere lo sguardo in avanti e con fiducia continuare il cammino perché c’è sempre da costruire con gioia e impegno una comunità cristiana adulta nella fede che sa donare speranza e carità a chi vive in questo quartiere”. Quartiere parrocchiale che ben presto, come ricorderanno molti parrocchiani, risulterà stretto a don Giorgio in quanto, terminato l’incarico di parroco a San Domenico Savio, si troverà proiettato negli “immensi quartieri” delle Missioni Salesiane in Africa.

Domenica 12 gennaio 1992 – Battesimo di Gesù

         Foto ricordo dei bambini battezzati per la ricorrenza e dei bambini battezzati l’anno precedente.

         Al centro don Giorgio Gallina, parroco.

In tema di crescita cristiana don Giorgio volle dare alcune importanti priorità: al catechismo, cercando di coinvolgere le famiglie con incontri formativi la domenica mattina; nel 1993 uscì il nuovo “Catechismo della Chiesa Cattolica” e questo fu di ulteriore stimolo sia per i gruppi di catechesi condominiali (già esistenti) che per quelli in parrocchia con incontri di formazione, approfondimento di temi di rilevante importanza ed attualità che coinvolgevano gli adulti nella loro funzione educativa familiare e al servizio dei ragazzi e giovani. Ed ancora, all’interno del Consiglio Pastorale, si formarono tre commissioni: Catechesi Liturgia e Giovani, al fine di argomentare tematiche da discutere e approfondire nei gruppi stessi di lavoro e anche nel contesto del Consiglio Pastorale, con l’obiettivo di elaborare un “Progetto Pastorale Parrocchiale” da presentare alla comunità. Quanto all’aspetto caritativo anche nella nostra parrocchia venne accolto l’invito del Vescovo Mons. Attilio Nicora (progetto esteso a tutta la Diocesi) a formare un gruppo di persone da mettere a disposizione dei più bisognosi, iniziativa che, ancora oggi, prosegue e funziona con il “Centro di Ascolto”.

Ottobre 1993 – Foto ricordo in occasione dei 10 anni di sacerdozio di don Giorgio.

         Nel numeroso gruppo sono presenti due fratelli e la mamma Rita (alla sinistra) di don Giorgio.

In una parrocchia, oltre alla cura pastorale-religiosa, va considerato l’aspetto amministrativo, il mantenimento di tutte le strutture, e a San Domenico Savio vi erano la nuova chiesa, la canonica con gli uffici parrocchiali, gli alloggi per i confratelli salesiani, stanze per il catechismo e riunioni, la sala giochi: insomma non mancavano i tanti ambienti da gestire. Nel corso degli anni don Giorgio, oltre alla gestione corrente, ha provveduto al recupero della ex chiesa trasformandola in sala poli-funzionale, ha realizzato una piccola cucina con annessi servizi; ha concluso un accordo di “comodato d’uso” dell’area verde, privata, adiacente alla parrocchia che prevedeva il mantenimento e decoro dell’area stessa in cambio di spazi per i giochi dei giovani.

 Ma la maggior criticità, fin dagli albori della parrocchia, “spina nel fianco” per tutti i parroci che si sono avvicendati a San Domenico Savio, era la situazione economica: tante le opere realizzate che bisognava pagare. Per anni si è dovuto fare i conti con rate in scadenza, prestiti da restituire, prima per la costruzione della canonica/centro giovanile e poi per la costruzione della nuova chiesa. Ed è proprio in quest’ultimo contesto che si è trovato coinvolto il parroco don Giorgio il quale, ne parla sempre con un pizzico di (giusta) fierezza, nel corso del suo mandato a San Domenico Savio è riuscito ad azzerare il debito con la Curia di Verona che finanziò, con il “fondo per la costruzione della nuove chiese”, l’edificazione della chiesa la quale, ricordo, venne a costare un miliardo delle vecchie lire. Doveroso il ringraziamento a don Giorgio, a tutta la comunità, alla solidarietà di tante famiglie che con i loro contributi hanno sostenuto questo oneroso impegno economico. 

Altro argomento di rilevante importanza, negli anni ’90, riguarda l’animazione dei giovani, e sappiamo come questo sia prioritario per i salesiani, mossi proprio dall’insegnamento di San Giovanni Bosco fondatore della congregazione. Ebbene già con don Luigi Furia, padre salesiano presso la nostra comunità fino al 1992, il Grest e i campeggi, per lo più in montagna, erano le due esperienze maggiormente collaudate a cui tanti adolescenti e ragazzi partecipavano con entusiasmo. Ma un ulteriore slancio alle iniziative estive fu dato dalla preziosa presenza di don Salvatore Di Martino, giovane salesiano siciliano, inviato a San Domenico Savio in sostituzione di don Luigi Furia. Oltre alle attività in essere, i giovani vennero coinvolti nell’allestimento dello spettacolo “La Luce nel Mondo”, una bellissima esperienza teatrale che molti giovani, oggi adulti, ricorderanno. Euforia alle stelle già dalle prove e poi le tante rappresentazioni, anche fuori parrocchia, perfino il parroco, don Giorgio, oltre a seguire il gruppo, venne coinvolto in un piccolo ruolo nel recital. E dal ricordo teatrale come non menzionare il “coro parrocchiale”, motivo anch’esso di aggregazione, di nuove amicizie; coristi diretti magistralmente da Francesco Peruch che, oltre ad animare le tante liturgie, ricevevano il plauso di altrettante esibizioni pubbliche.

1993 – Una rappresentanza di giovani partecipanti del recital: “La Luce del Mondo”

     Al centro il sorridente don Salvatore Di Martino.

Carnevale 1997 – Visita in parrocchia del “Papà del gnoco” (con i gobeti), nota maschera veronese.

     Foto ricordo con le “scopine”, ovvero le signore addette alla pulizia della chiesa.

Da sx. dall’alto: Giovanna Righetti, Carla in Martini, Rina Adami, Idelma Pizzighella, Cecilia Adami,

     Rosetta in Trezza, don Giorgio Gallina, parroco.

Accennavamo a don Giorgio Gallina missionario in Africa: ultimato il mandato di parroco a San Domenico Savio, don Giorgio trascorse un lungo periodo nel continente africano, lavorando per la formazione umana e cristiana di diverse popolazioni. Grazie anche a quanti lo sostennero nel suo “ufficio missionario” costruì scuole e centri di accoglienza per i giovani, portò il vangelo nei più sperduti villaggi. Il suo primo incarico fu nel Ciad, dove riuscì a “tener aperta” una missione affidata ai salesiani del Nord-Est; fu missionario ancora in Gabon, nel Togo, nella Repubblica Centroafricana: tutti paesi molto poveri della zona sub-sahariana.

Dopo 18 anni spesi a favore dei più bisognosi a malincuore, ma soprattutto per gravi motivi di salute, don Giorgio dovette lasciare l’Africa e rientrare in Italia. Attualmente si trova presso “uno studentato salesiano” e da alcuni mesi svolge il servizio di Cappellano del carcere di Bolzano, mandato che, in forma diversa ma con stessi principi, gli permette di continuare a prendersi cura delle persone in difficoltà con il consueto spirito missionario che lo caratterizza.

 

A nome di tutta la comunità di San Domenico Savio: GRAZIE Don Giorgio!

 

(Un doveroso ringraziamento alla Sig.ra Mariella Casali Gugelmo per le preziose notizie fornite)

2011 – Una suggestiva immagine di don Giorgio, missionario in Africa.

San Domenico Savio si rifà il look 

Alla soglia del terzo millennio la comunità di San Domenico Savio venne coinvolta nell’ennesimo avvicendamento tra parroci. Ultimato il mandato il parroco uscente don Giorgio Gallina, come molti parrocchiani ricorderanno, inizierà un lungo periodo missionario nel continente africano operando per la formazione umana e cristiana di diverse popolazioni. In sostituzione di don Giorgio la parrocchia verrà affidata a don Gian Antonio Trenti, nominato parroco il 18 giugno 1999 dal Vescovo della Diocesi Padre Flavio Roberto Carraro, con inizio del mandato pastorale il 3 ottobre 1999.

Dalla fondazione della parrocchia (1973) don Gian Antonio è il 4° parroco nominato alla direzione della comunità parrocchiale. Oltre i parroci sappiamo che il turnover riguardava anche il cambio dei curati e dei confratelli salesiani pertanto, nel corso degli anni, proprio in ottemperanza alla “regola salesiana” sono stati veramente tanti i “don Salesiani” transitati da San Domenico Savio. Certo l’affetto, la simpatia, l’armonia che si creava nel tempo tra parrocchiani e religiosi poteva essere in contraddizione con il cambiamento, a volte proprio in dissenso, ma questa era la regola e pertanto “volenti o non volenti” andava rispettata. Altrettanto vero è che i nuovi sostituti, ben presto, riuscivano ad integrarsi nel tessuto comunitario e in tutte le fasce di appartenenza: giovani, adulti e anziani ritrovando così il punto di riferimento di dialogo, di amicizia.

In eccezione alle “norme salesiane” sembra essere, però, proprio la nomina del nuovo parroco don Gian Antonio Trenti, affettuosamente chiamato don Tony. Il nuovo direttore conosce molto bene San Domenico Savio, particolarmente legato alla nostra parrocchia fin dal 1978, quando divenne comunità autonoma, separata dall’Istituto San Zeno e coincidendo con l’ordinazione di don Gian Antonio avvenuta, presso la nostra comunità, l’8 aprile 1978. Il gioioso, sempre sorridente don Gian Antonio è il salesiano che più volte ha svolto, in tempi diversi, il suo ministero a San Domenico Savio: ordinato sacerdote rimarrà, presso la nostra comunità, fino al settembre del 1981; quindi, trasferito a Trento dove completerà gli studi al conservatorio, vi ritornerà nel 1993 per cinque anni come curato (vicario proprio dell’uscente parroco don Giorgio Gallina), poi un anno a Roma per studio e infine la nomina a parroco di San Domenico Savio per rimanervi fino al 2005. 

All’inizio dell’anno 2000 la parrocchia di San Domenico Savio ha poco più di un quarto di secolo alle spalle (1973 – data di fondazione), ed è oramai una stabile presenza in un quartiere che, in quegli anni, ha assunto la propria e attuale toponomastica: pochi i cantieri edili ancora aperti, stabile il numero degli abitanti. Grazie alla costante presenza di un nutrito gruppo di religiosi salesiani, coadiuvati dal vicino Istituto San Zeno (parrocchia fortunata, sotto questo aspetto, in tempi avari di vocazioni), dal sostegno di tanti laici, la nostra è sempre stata una comunità molto attiva. Fiorente nell’ambito sportivo-ricreativo per quanto concerne le fasce dei giovani (prioritario insegnamento di San Giovanni Bosco), ma anche nelle varie forme di catechesi per bambini, giovani e adulti, nella cura della liturgia, animazione della terza età e ancora nei gruppi di preghiera, nella carità verso i bisognosi del quartiere e per i più lontani attraverso il sostegno nelle missioni. Di tutto questo don Gian Antonio, in quanto “veterano a San Domenico Savio”, è ovviamente a conoscenza, un’eredità che risulterà solo di vantaggio nella direzione della parrocchia. E la situazione economica? Critica, come sappiamo, fin dagli albori della parrocchia. All’inizio per la realizzazione della canonica/centro giovanile, poi per la costruzione della nuova chiesa ma, nei primi anni 2000, sembra sostanzialmente migliorata. 

Infatti con il bilancio del 2002 la comunità ultimò i pagamenti relativi al debito per la costruzione della chiesa, addirittura le finanze parrocchiali iniziarono ad essere in attivo; pertanto perché non pensare a qualche nuova impresa da compiere come, ad esempio, la ristrutturazione del centro giovanile, l’adeguamento della canonica? Il parroco don Gian Antonio non aveva dubbi, forse qualche preoccupazione, legittima, nel sottoscrivere un impegno economico piuttosto oneroso, però indispensabile e non più rimandabile.

Addirittura, in tema di rilancio del centro giovanile, prima ancora di pensare alla ristrutturazione vi erano state alcune idee/progetto per la sistemazione dell’area verde privata, sita tra via Zorzi e Umbria, confinante con la parrocchia: argomento attualissimo, proprio di questi tempi. Nel corso degli anni i parroci hanno sempre avuto interesse e attenzione per questo polmone verde con la volontà di mantenere, attraverso la formula di “comodato d’uso”, il decoro grazie soprattutto all’assiduo lavoro dei volontari parrocchiani. Ebbene, proprio 20 anni or sono si era ipotizzata una sostanziale sistemazione del piccolo parco per momenti di relax con annessi campi di calcetto, volley e bocce a fronte di una spesa prevista di 15 milioni delle vecchie lire. Bella l’idea ma non se ne fece nulla in quanto non solo la parrocchia sarebbe intervenuta su un terreno non di proprietà e nemmeno vi erano le prerogative di future acquisizioni, tanto meno la certezza della definitiva trasformazione a verde pubblico. Pertanto le attenzioni si concentrarono esclusivamente sulla ristrutturazione del centro giovanile e della canonica che consistette fondamentalmente nel superamento delle barriere architettoniche per i disabili, messa a norma degli impianti, uscite di emergenza e adeguamenti alle norme di sicurezza in vigore, interventi strutturali per le agibilità e le necessità parrocchiali.

Da “Costruire Insieme” – Periodico Parrocchiale aprile/agosto 2000

Pensare, però, alla “ristrutturazione di San Domenico Savio” come lavori di semplice riordino e  maggior funzionalità di spazi già esistenti è abbastanza restrittivo e, pertanto, dobbiamo considerare le nuove opere che sono state fatte, come ad esempio: il recupero del grande locale dell’ex chiesa, l’allungamento del teatro con annessi servizi e soprattutto la realizzazione, su due piani distinti, di nuovi locali che riguardavano l’ampliamento abitativo della comunità salesiana e la realizzazione di uffici e sale polifunzionali. Tutto questo chiaramente comportò un onere economico (1.500.000 Euro circa per i due lotti) considerevole sostenuto, in particolare, da enti privati e pubblici per i quali fu fondamentale il ruolo svolto dal parrocchiano Rag. Flangini Luigi (Gigi), che ricordiamo con gratitudine, al fine di ottenere i finanziamenti, oltre a considerevoli contributi da privati e le incessanti offerte dei parrocchiani.

Il progetto dei lavori fu curato dallo studio degli Architetti Pierluigi e Filippo Franchini, parrocchiani, illustrato negli aspetti tecnici, organizzativi e finanziari in più assemblee pubbliche con gli immancabili commenti al seguito: fra i tanti come non ricordare il più significativo: “ma come, emo apena finì de pagar la cesa che ghemo altri schej da tirar fora! (ma come, abbiamo appena finito di pagare la costruzione della nuova chiesa che ci vengono chiesti altri soldi per altri lavori). Piano-piano però i parrocchiani si resero conto dell’importante necessità della ristrutturazione e perciò, negli anni a seguire, non venne meno la generosità e il sostegno economico a tale opera.

L’intera ristrutturazione venne suddivisa in due stralci e il mandato alle ditte designate, inizio dei lavori, porta la data dell’8 aprile 2005, guarda caso anniversario di ordinazione del parroco don Gian Antonio: immaginiamo la gioia provata nel vedere l’inizio di “quella avventura” che avrebbe portato tanto beneficio a San Domenico Savio e ai suoi parrocchiani. Ma, ahimè, proprio in quel giorno, ironia della sorte o (colpa) del “benedetto turnover salesiano”, don Gian Antonio ricevette la comunicazione di trasferimento in altra parrocchia con la conseguente impossibilità di seguire, se non per i primi mesi, lo sviluppo dei lavori e in seguito con qualche curiosa, sporadica capatina nella “sua San Domenico Savio”.

Aprile 2005 – alcune istantanee dei lavori per l’ampliamento e ristrutturazione del Centro Giovanile

Progetto definitivo del “piano interrato”: sala giochi, salette multifunzione, sala ricreativa.

Il 1° settembre 2005 in sostituzione di don Gian Antonio Trenti venne nominato, dal Vescovo della Diocesi Padre Flavio Roberto Carraro, il nuovo parroco di San Domenico Savio, don Gaetano Finetto con inizio dell’attività pastorale l’11 settembre 2005. Mentre in sostituzione del curato era arrivato, qualche anno prima – settembre 2002 – don Marek Antosik, un giovane sacerdote salesiano di nazionalità polacca che si trovò, gioco-forza, nel bel mezzo della ristrutturazione. Don Marek avrà un ruolo importante nella ristrutturazione in quanto seguirà tutta la fase progettuale e successivamente, con solerzia, il cantiere, fino al termine della ristrutturazione. Va detto, inoltre, che la tempistica dei lavori non ostacolò più di tanto l’attività parrocchiale. A subire di più il disagio del cantiere fu proprio la comunità salesiana che dovette adattarsi, per quanto concerne i servizi e gli alloggi, fino a quasi tutto il 2008 (fine dei lavori 4. 11. 2008) quando, a lavori ultimati, fu consegnato ai parrocchiani un centro giovanile e alla Comunità Salesiana una canonica di tutta eccellenza, una struttura con accorgimenti funzionali di prim’ordine.

Credo di interpretare il pensiero di tanti parrocchiani nell’affermare che, parallelamente all’importante ristrutturazione, seguisse un sostanziale rilancio del centro giovanile con nuove forze, idee e progetti. Eventi che nella disamina dei gruppi, cartina tornasole di ogni parrocchia, non si registrò più di tanto, mettendo in evidenza le problematiche di sempre: modesta la partecipazione, poche le nuove risorse per i servizi in parrocchia. A proposito di gruppi ricordiamo, con affetto, due religiosi salesiani di eccellenza: don Guido Cappelletto e il compianto don Carlo Vitacchio che per anni, con dedizione, hanno seguito i gruppi della terza età e missionario, mentre per il coordinamento dei gruppi giovanili era arrivato in parrocchia, nel settembre 2009, il nuovo vicario del parroco don Giorgio Battigelli in sostituzione di don Marek trasferito in altra sede. 

Dunque negli anni post-ristrutturazione non si registrarono particolari mutamenti; di contro si avvertiva sempre più il cambiamento che era in atto sia nelle abitudini che nei comportamenti della comunità alle quali ci si doveva adattare. Con questa situazione si arrivò all’inizio del 2013, esattamente il 18 febbraio, quando la comunità di San Domenico Savio fu invitata a partecipare alla riunione del CPP (Consiglio Pastorale Parrocchiale) dove l’unico punto di rilievo all’ordine del giorno era: comunicazione dell’Ispettore Salesiano don Roberto Dal Molin.

Cosa avranno da dirci? Vuoi vedere che ci sono novità per San Domenico Savio!… Questi alcuni commenti pre-riunione dei partecipanti in sala don Rua non eccessivamente gremita.

A questo punto del racconto, al fine di rendere più verosimile il ricordo di quella serata, riporto alcuni passaggi del verbale del CPP (riunito in forma straordinaria) del 18 febbraio 2013 

  • Momento di preghiera: apre l’incontro l’Ispettore don Roberto Dal Molin che saluta i presenti ricordando il legame che lo unisce alla nostra Parrocchia dove è stato ordinato sacerdote.
  • Ricorda (inoltre) la prima comunità che si è inserita in via Umbria e la consacrazione della nuova chiesa avvenuta nel 1987.
  • Negli anni la realtà parrocchiale è cambiata radicalmente; inizialmente poteva contare su una presenza massiccia di giovani, mentre ora la presenza giovanile è molto esigua e il numero degli abitanti si è ridotto.
  • Per rilanciare la Parrocchia sarebbero necessarie nuove energie e risorse che attualmente mancano a causa della scarsità di vocazioni.
  • Si sta ridisegnando la presenza salesiana nel nord-est e in questo progetto la Congregazione ha pensato di potenziare il suo carisma in zone pastorali difficili …
  • Pertanto l’Ispettore e la Congregazione salesiana, dopo un periodo di discernimento e in accordo con il Vescovo, hanno deciso di cedere la conduzione della nostra Parrocchia alla Diocesi.
  • Nel mese di giugno il Vescovo comunicherà il nome del nuovo Parroco e a settembre la comunità salesiana lascerà la Parrocchia. 

Al temine del breve intervento, ancora adesso, ricordo il silenzio che era sceso in sala e lo stupore che si leggeva sui volti dei presenti. Che dire, cosa rispondere ai tanti perché, ai tanti ma come?

Di certo non erano quelle le novità attese dalla comunità ma oramai la decisione era presa e quella rimase chiudendo un ciclo, durato 40 anni (dal 1973, fondazione della parrocchia, al 2013), di conduzione salesiana della nostra parrocchia. 

Il 1° settembre 2013 il Vescovo della Diocesi Mons. Giuseppe Zenti sottoscrisse il mandato di parroco moderatore a don Gaetano Tortella e del co-parroco don Andrea Trevisan, primi sacerdoti Diocesani alla guida della parrocchia di San Domenico Savio, ma questa è un’altra storia, altri ricordi.

Veduta del nuovo ingresso del centro giovanile.

I testi e le immagini sono stati curati dal parrocchiano Riccardo Mirandola che, in modo semplice, ha voluto raccontare la nascita e i 40 anni -1973/2013 – di direzione Salesiana della nostra parrocchia. I vari capitoli erano già stati pubblicati, dal 2015 al 2019, sui libretti in occasione della “sagra parrocchiale” tranne l’ultimo, scritto per la sagra del 2020, sospesa causa Covid.   

Privacy Preference Center

Necessary

Advertising

Analytics

Other